E
c'era, alla mostra di Palma il vecchio a Bergamo, a chiudere il percorso in
fondo al corridoio prima delle scale, un'ennesima Giudittona, bella in carne, la
pelle liscia, lattea con riflessi rosati, dipinta con l'accuratissima devozione
che il pittore ha dedicato alla carne di tutte le sue donne (con la devozione
che ogni pittore, anche il più ascetico, ha per la pelle del mondo: l'apparenza),
con i biondi capelli sciolti ma non scarmigliati, il ricco abito scollato,
forse rimesso in fretta e furia, la manica rimboccata sul braccio sinistro la
cui mano tiene la barba o il mento del decapitato, mentre l'altra impugna
ancora la spada, che ha trasparente, forse di cristallo, non solo l'impugnatura,
ma, sembrerebbe, persino la lama, anche se, certo, sono i riflessi dell'acciaio
a dare questa impressione, disposti però in modo da rendere la lama traslucida,
senza tracce di sangue, e quasi smaterializzarla: a indicare la purezza sacrificale
della decollazione forse? La testa di Oloferne invece è scura, non solo forse per
Ma
prima, nella sala precedente, l'ultima, soprattutto c'era, scomposto, senza
cornice, ma col vantaggio che così si vedevano meglio anche i pannelli
superiori e la cimasa, il polittico di Santa Maria Formosa, Venezia, del 1520, con
quella pietà che richiama modelli belliniani, ma bella con quel Cristo che
"par che dorma" in braccio alla Madre nella stessa posa di tanti
Bambini delle sacre conversazioni, le figure stagliate epicamente contro il
cielo come solo sfondo, con le nuvole grigie che fuggono verso i margini mentre
attorno a loro una luce pallida delinea i contorni senza entrare in contrasto
con le ombre che velano i visi: di composto dolore quello della Madonna e di
meravigliosa serenità quello del Figlio;
e poi, non so se ancora più bello ma che
certo ha più colpito me, con quel san Vincenzo Ferrer, con il librone d'ordinanza
in una mano e la fiamma (dello spirito santo, che spesso arde sul suo capo)
nell'altra: un santo visionario, confessore del papa, celebre oratore,
predicatore apocalittico, profetico, in fama di eresia, indomito (oltre che uno
dei facitori di miracoli più stakanovisti della storia della chiesa, con
innumerevoli risurrezioni soprattutto), eppure qui con uno sguardo dolce,
malinconico, e come smarrito (forse di fronte alla potenza di ciò che lo
possedeva e infiammava? o per la consapevolezza che tutto comunque non sarebbe
servito a niente, e però andava fatto, perché tutto va fatto, e per il meglio,
per sé e per gli altri, anche se non serve a niente).
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