26/11/15

Sì, lo sono





C’è questo mio vago conoscente che non passa giorno che non si senta in dovere di prendersi cura di qualcosa o qualcuno. Non che lo voglia, o addirittura lo cerchi: non può farne a meno. Non resiste.  Non è una cura per tutto e per tutti, astratta, indiscriminata (teorica): basta che qualcuno o qualcosa entri nel suo spazio vitale, e già scatta la molla della responsabilità. Anche qualcosa di elementare, una bazzecola, un gesto. Roba così. Che poi spesso (non sempre) non riesca a darle uno sbocco concreto, non fa che aumentare il suo cruccio.
“Smettila di preoccuparti per tutto,” gli ho detto più di una volta. “Le cose brutte ci sono. Non è colpa tua se uno perde il lavoro, ha litigato con il fidanzato o la moglie, se non riesce a risolvere un problema, o ha il mal di testa... Non sei tu il responsabile se a me le cose non vanno sempre bene o se qualche tuo conoscente, per qualsiasi motivo, soffre. Smettila!”
“Sì, sì, hai ragione,” risponde lui. “Lo so anch’io. Lo so...”
Però, dentro di sé, sommesso, aggiunge: “Sì, lo sono... Lo sono.”


Vedi anche Sì, lo sono. 2.0 (Versione Siddartha).


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