Se ne fregano di tutto, sparano cazzate a
raffica, non mostrano di prendere in considerazione niente (idea,
comportamento, persona) che diverga anche solo di una virgola da loro, usano
toni di un’aggressività e di un’arroganza mai sentiti sinora e che anzi vanno
crescendo di giorno in giorno, e poi terminano le loro espettorazioni, dopo una
pausa, come se gli venisse in mente solo allora qualcosa che accidenti, stavano
per dimenticare, e non sta bene, non sta bene no: “Ma rispetto!”. Alcuni,
educati dai gesuiti o in scuole steineriane, aggiungono: “Grande stima!”.
Dicono il contrario di quello che credono di
dire, senza saperlo. Significare il contrario di ciò che si dice è la
definizione di ironia. L’uso dell’ironia presuppone intelligenza, o quantomeno
consapevolezza. Non è il nostro caso.
Lasciando perdere la stima, che presuppone il
riconoscimento di un valore, se non di una vera e propria superiorità (e chi
mai lo è oggi, quando nessuno ha più nemmeno il sentore dell’autorevolezza e
del valore altrui?), il rispetto esige per lo meno attenzione, prendere sul
serio, stare in ascolto e eventualmente controbattere argomentando. Ma no, non
c’è tempo. E poi bisogna esserne capaci. Cosa che sarebbe troppo pretendere da
tutti quegli stronzi.
Rispetto?
Fanculo!
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