Botho Strauss, classe
1944, è tra i più importanti e tradotti autori tedeschi dell'ultimo ventennio. Anche in Italia sono
noti molti dei suoi lavori sia di narratore che di drammaturgo, attività che lo
ha visto a più riprese impegnato a Berlino a fianco di Peter Stein: tra i primi
ricordiamo La dedica e Coppie passanti, ed. Guanda 1982 e
1984, e Il giovane, ed. Garzanti
1990, mentre tra i secondi Trilogia
del rivedersi e Visi noti, sentimenti confusi, ed. La casa Usher
1984.
Strauss descrive in
modo attento e pacatamente disperato la difficoltà, quando non l'impossibilità
a vivere in una Germania che ha evitato con cura di fare veramente i conti col
proprio passato nazista (ciò che non lo rende particolarmente amato da molti
suoi connazionali) e che non ha saputo concretizzare nessuna delle speranze o
degli ideali del dopoguerra, dissolti in un diffuso ma estraniante benessere che lascia
irrisolti, ed anzi amplifica tutti i problemi della convivenza sociale e umana
. La frantumazione schizofrenica del reale e dell'individuo e l'incapacità di
dare un senso alle cose e all'esistenza sono il frutto neanche troppo
paradossale di una struttura sociale e produttiva che tutto organizza
rigidamente pervadendo fin negli angoli più riposti ogni aspetto della vita.
Se nei suoi primi
testi indagava questa dissoluzione nei
differenti momenti della "normale" quotidianità metropolitana, ormai
quasi tutta composta di una piccola e media borghesia confusa e senza altra identità
che quella lasciata come residuo da un dolore esso stesso confuso e dai
continui fallimenti, in La catena delle umiliazioni, del 1989 ed ora
pubblicato da Leonardo, si spinge fino a quelli che sembravano gli estremi rifugi di una residua forma di libertà e di
esperienza personale: l'intimità della
lettura e della sessualità.
La lettura infatti (e
con essa la letteratura) da una parte sembrerebbe costituire insieme un rifugio
dalle "assurde pretese" della vita e una consolazione necessaria per
vivere, mentre dall'altra, tenendo desto il senso del passato nella cui
rivisitazione soltanto possono radicarsi "le grandi elevazioni del
cuore", potrebbe porre qualche rimedio al desolante futuro che la società
post-tecnologica ci va preparando, totum simul, "commedia sempreagra senza tempo e senza
spazio" che si profila per noi, che "siamo i figli della distruzione
e (che) l'abbiamo perpetuata," dopo che anche "l'organo per il
passato prossimo e remoto" sarà definitivamente atrofizzato.
A sua volta la
sessualità, pur costituendo il pedaggio imperativo dovuto alla specie, si
manifesta come desiderio e esperienza irriducibilmente individuali e insieme
come promessa di un contatto e di un rapporto costruibile tra le monadi.
Per Friedrich
Aminghaus, il protagonista del romanzo, la lettura protegge dal desiderio ma
può anche suscitarlo e spingere verso di esso. Per questo quando dalla
"fenditura tra le pagine" promana ad incitarlo a chiudere il libro e
a prendere la via dell'azione una voce che presto prende figura e corpo
femminile (è Hermetia, "la fata del libro", il suo "spirito
vessatorio"), prima cerca di difendersene e poi finisce per esserne
ossessionato ricercandola, e surrogandola, nelle varie donne che incontra.
E quando un giorno,
partecipando a un convegno, riconosce Hermetia nella moglie di Titone, un vecchio
amico del padre, e se ne innamora,
intravede finalmente la possibilità di mettere fine alle ferite del
passato e a quella inabilità al sentimento che lo caratterizza al pari di gran
parte dei personaggi di Strauss, tanto più che lei lo incoraggia. Ma come la
lettura mette a nudo la propria eclisse nella società dei lettori del convegno:
non più colloquio intimo che mette in comunicazione spazi e tempi diversi, ma
semplice strumento per ambizioni private, arguzie critiche e paradossali,
discorsi "scientifici" su tutto che non fanno che allontanare con
gesto apotropaico il vuoto su cui poggiano essi stessi e la vita dei
congressisti ridotta a una catena di reciproche umiliazioni; così anche
l'incontro con Hermetia mette a uno l'impossibilità del desiderio sia di
bastare a se stesso sia di condurre a vivere un'esperienza diretta e positiva.
E' ciò che dimostrano
tanto le storie erotiche che Hermetia e Friedrich, in compagnia dell'amico di
casa Czech, si raccontano per mettere alla prova e accrescere il reciproco
desiderio, in attesa delle decisioni di Titone sul futuro dei due amanti,
quanto l'esito del romanzo stesso.
Le storie, su proposta di Hermetia, dovrebbero
intrecciare "una catena delle umiliazioni," essere cioè "storie
(...) in cui l'amore trasforma la medesima persona la prima volta in uno
schiavo, ma le seguenti nel dominatore di qualcun altro." Ma non sempre
questa regola della narrazione viene rispettata, perché Friedrich (che invece
rispetta la regola del narrare senza avere il coraggio di infrangerla col
passaggio all'azione a cui Hermetia ripetutatemnte lo invita) nelle sue storie
rievoca spesso vicende personali di amori squallidi e umilianti che lo vedono
per lo più in una posizione reattiva, quando non passiva. D'alto canto nelle
sue a prendere di solito l'iniziativa è Hermetia, che invece tra una storia e
l'altra provoca a prenderla Friedrich: soggetto e oggetto di un desiderio che
sembra potersi alimentare solo di violenza castrazione e morte.
Se un sentimento appare è nella richiesta
patetica o nel ricordo rancoroso; ogni rapporto è spezzato o impossibilitato
tanto dal susseguirsi di abiezioni quotidiane quanto da idealizzazioni fondate
su miopia e reticenza, e in genere sul ritrarsi dal reale, sulla paura. Ogni
rapporto è vissuto in attesa, in ricordo o in sostituzione; ognuno aspetta
qualcosa dall'altro e quando l'altro lo dà, è lui stesso a venire meno, così
che spesso l'unica esperienza è quella del reciproco mancarsi, quando non del
venir meno dell'esperibilità stessa di qualcosa.
Al ritorno di Titone
infatti, proprio quando Friedrich pensa di veder sancito il suo diritto ad
avere Hermetia, questa si apparta con Czech lasciando un libro intitolato Congresso
- La catena delle umiliazioni, nel quale egli trova già narrate tutte le azioni e le storie
di quella notte, compresi i destini dei quattro protagonisti che ovviamente qui
non verranno rivelati. Basti sapere che, sia pure in modo diverso, tutti ne
escono sconfitti: anche, e forse soprattutto Hermetia, che se continua ad
essere estranea e inafferrabile per ciascuno dei suoi tre innamorati, resta a
sua volta prigioniera della propria inafferrabilità ed estraneità, che sono poi
quelle dello stesso desiderio, che non desidera altro che essere afferrato: non
estinto ma incluso in qualcosa di cui, secondo Strauss, non si è smarrito il
nome ma che non può essere nominato, o che può esserlo solo per venir subito
disperso e dimenticato, e di nuovo solo desiderato.
Botho Strauss, La catena delle
umiliazioni, Leonardo 1992, trad. Alessandro Golinelli e Davide Tortorella,
p. 129, £ 30.000
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