05/05/19

Botho Strauss, La catena delle umiliazioni (1992)




Botho Strauss, classe 1944, è tra i più importanti e tradotti autori tedeschi  dell'ultimo ventennio. Anche in Italia sono noti molti dei suoi lavori sia di narratore che di drammaturgo, attività che lo ha visto a più riprese impegnato a Berlino a fianco di Peter Stein: tra i primi ricordiamo La dedica e Coppie passanti, ed. Guanda 1982 e 1984,  e Il giovane, ed. Garzanti 1990, mentre tra i secondi  Trilogia del rivedersi e Visi noti, sentimenti confusi, ed. La casa Usher 1984.
Strauss descrive in modo attento e pacatamente disperato la difficoltà, quando non l'impossibilità a vivere in una Germania che ha evitato con cura di fare veramente i conti col proprio passato nazista (ciò che non lo rende particolarmente amato da molti suoi connazionali) e che non ha saputo concretizzare nessuna delle speranze o degli ideali del dopoguerra, dissolti in un diffuso  ma estraniante benessere che lascia irrisolti, ed anzi amplifica tutti i problemi della convivenza sociale e umana . La frantumazione schizofrenica del reale e dell'individuo e l'incapacità di dare un senso alle cose e all'esistenza sono il frutto neanche troppo paradossale di una struttura sociale e produttiva che tutto organizza rigidamente pervadendo fin negli angoli più riposti ogni aspetto della vita.
Se nei suoi primi testi  indagava questa dissoluzione nei differenti momenti della "normale" quotidianità metropolitana, ormai quasi tutta composta di una piccola e media borghesia confusa e senza altra identità che quella lasciata come residuo da un dolore esso stesso confuso e dai continui fallimenti, in La catena delle umiliazioni, del 1989 ed ora pubblicato da Leonardo, si spinge fino a quelli che sembravano gli estremi  rifugi di una residua forma di libertà e di esperienza  personale: l'intimità della lettura e della sessualità.
La lettura infatti (e con essa la letteratura) da una parte sembrerebbe costituire insieme un rifugio dalle "assurde pretese" della vita e una consolazione necessaria per vivere, mentre dall'altra, tenendo desto il senso del passato nella cui rivisitazione soltanto possono radicarsi "le grandi elevazioni del cuore", potrebbe porre qualche rimedio al desolante futuro che la società post-tecnologica ci va preparando, totum simul,  "commedia sempreagra senza tempo e senza spazio" che si profila per noi, che "siamo i figli della distruzione e (che) l'abbiamo perpetuata," dopo che anche "l'organo per il passato prossimo e remoto" sarà definitivamente atrofizzato.
A sua volta la sessualità, pur costituendo il pedaggio imperativo dovuto alla specie, si manifesta come desiderio e esperienza irriducibilmente individuali e insieme come promessa di un contatto e di un rapporto costruibile tra le monadi.
Per Friedrich Aminghaus, il protagonista del romanzo, la lettura protegge dal desiderio ma può anche suscitarlo e spingere verso di esso. Per questo quando dalla "fenditura tra le pagine" promana ad incitarlo a chiudere il libro e a prendere la via dell'azione una voce che presto prende figura e corpo femminile (è Hermetia, "la fata del libro", il suo "spirito vessatorio"), prima cerca di difendersene e poi finisce per esserne ossessionato ricercandola, e surrogandola, nelle varie donne che incontra.
E quando un giorno, partecipando a un convegno, riconosce Hermetia nella moglie di Titone, un vecchio amico del padre, e se ne innamora,  intravede finalmente la possibilità di mettere fine alle ferite del passato e a quella inabilità al sentimento che lo caratterizza al pari di gran parte dei personaggi di Strauss, tanto più che lei lo incoraggia. Ma come la lettura mette a nudo la propria eclisse nella società dei lettori del convegno: non più colloquio intimo che mette in comunicazione spazi e tempi diversi, ma semplice strumento per ambizioni private, arguzie critiche e paradossali, discorsi "scientifici" su tutto che non fanno che allontanare con gesto apotropaico il vuoto su cui poggiano essi stessi e la vita dei congressisti ridotta a una catena di reciproche umiliazioni; così anche l'incontro con Hermetia mette a uno l'impossibilità del desiderio sia di bastare a se stesso sia di condurre a vivere un'esperienza diretta e positiva.
E' ciò che dimostrano tanto le storie erotiche che Hermetia e Friedrich, in compagnia dell'amico di casa Czech, si raccontano per mettere alla prova e accrescere il reciproco desiderio, in attesa delle decisioni di Titone sul futuro dei due amanti, quanto l'esito del romanzo stesso.
 Le storie, su proposta di Hermetia, dovrebbero intrecciare "una catena delle umiliazioni," essere cioè "storie (...) in cui l'amore trasforma la medesima persona la prima volta in uno schiavo, ma le seguenti nel dominatore di qualcun altro." Ma non sempre questa regola della narrazione viene rispettata, perché Friedrich (che invece rispetta la regola del narrare senza avere il coraggio di infrangerla col passaggio all'azione a cui Hermetia ripetutatemnte lo invita) nelle sue storie rievoca spesso vicende personali di amori squallidi e umilianti che lo vedono per lo più in una posizione reattiva, quando non passiva. D'alto canto nelle sue a prendere di solito l'iniziativa è Hermetia, che invece tra una storia e l'altra provoca a prenderla Friedrich: soggetto e oggetto di un desiderio che sembra potersi alimentare solo di violenza castrazione e morte.
 Se un sentimento appare è nella richiesta patetica o nel ricordo rancoroso; ogni rapporto è spezzato o impossibilitato tanto dal susseguirsi di abiezioni quotidiane quanto da idealizzazioni fondate su miopia e reticenza, e in genere sul ritrarsi dal reale, sulla paura. Ogni rapporto è vissuto in attesa, in ricordo o in sostituzione; ognuno aspetta qualcosa dall'altro e quando l'altro lo dà, è lui stesso a venire meno, così che spesso l'unica esperienza è quella del reciproco mancarsi, quando non del venir meno dell'esperibilità stessa di qualcosa.
Al ritorno di Titone infatti, proprio quando Friedrich pensa di veder sancito il suo diritto ad avere Hermetia, questa si apparta con Czech lasciando un libro intitolato Congresso - La catena delle umiliazioni, nel quale egli  trova già narrate tutte le azioni e le storie di quella notte, compresi i destini dei quattro protagonisti che ovviamente qui non verranno rivelati. Basti sapere che, sia pure in modo diverso, tutti ne escono sconfitti: anche, e forse soprattutto Hermetia, che se continua ad essere estranea e inafferrabile per ciascuno dei suoi tre innamorati, resta a sua volta prigioniera della propria inafferrabilità ed estraneità, che sono poi quelle dello stesso desiderio, che non desidera altro che essere afferrato: non estinto ma incluso in qualcosa di cui, secondo Strauss, non si è smarrito il nome ma che non può essere nominato, o che può esserlo solo per venir subito disperso e dimenticato, e di nuovo solo desiderato.

Botho Strauss, La catena delle umiliazioni, Leonardo 1992, trad. Alessandro Golinelli e Davide Tortorella, p. 129, £ 30.000



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