Stamattina mi
sono svegliato pensando agli abiti degli angeli. Come fanno a indossarli con
l'ingombro delle ali? Ci sono bottoni sulle spalle? Fessure? Asole? Buchi?
Tagli, come quelli di Fontana? Ma lunghi quanto per poterle infilare? Come
fanno a farci passare qualcosa, quando spesso sono così grandi? Gli angioletti
se la cavano: sono nudi. Anche i demoni. Ma gli angeli adulti? quei magnifici
esemplari in vesti fastose che portano l'annuncio a Maria? A meno che non ci
sia un sistema complicato di aperture in corrispondenza dell'attacco alle
spalle, o alle scapole, e poi due lembi per abbottonarli sopra l'attacco e un
terzo per unire i lembi alla base del collo, ciò che comporterebbe una dama di
camera, o un angelo di grado inferiore, per aiutare nella vestizione, anche di
semplici tuniche. Lo so che sono dubbi inficiati di basso materialismo. Che in
questo campo i risvolti pratici non contano. Che lo sguardo quotidiano è fuori
luogo. Non pertinente.
Eppure continuo a pensarci.
Come se solo lo sguardo quotidiano avessi. Come se fossi capace solo di quello e vi fossi imprigionato come in una corazza, in un abito stretto. Senza ali. Che difatti non ho.
Eppure continuo a pensarci.
Come se solo lo sguardo quotidiano avessi. Come se fossi capace solo di quello e vi fossi imprigionato come in una corazza, in un abito stretto. Senza ali. Che difatti non ho.
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