- Ero semplice, credulone, senza
sospetto, dice. Non mi sfiorava nemmeno l’idea che qualcuno potesse ingannarmi,
mentire. Le parole non solo dicevano: erano la verità. Avevo fiducia in
tutto e in tutti. E così, in fondo, sono rimasto. Il mondo non mi ha deluso.
"Ta
sét an Péder sadól", gli diceva con infinito affetto sua mamma, sorridendo, e
quasi compiacendosi. "Non sarai mai furbo". Ed è vero, aggiunge, malizioso a
volte sì, ironico anche, furbo mai. E forse è meglio così.
Il
furbo vive nel sospetto, non è mai tranquillo. Si sente sempre minacciato,
assediato da tranelli, da pericoli che deve sempre rintuzzare prevenendoli, da
un senso di inferiorità e di debolezza che deve in continuazione ribaltare in
forza, in raggiro e sopraffazione, sempre insicuro, mai tranquillo, mai in
pace. Accumula vittorie, sempre parziali, mai godute, definitive. E’ abilissimo
nella tattica, nullo nella strategia.”
- Non
che l’ingenuo sia un grande stratega, dico io. E’ anche lui assediato,
costretto a combattere, o a arginare gli assalti.”
- Sì,
risponde. Viene trascinato sul pendio del peggio, ma il candore di fondo che
permane, un po’ lo salva. Sa passare sopra. Dimenticare.
- Voglio
crederlo, faccio io. Anzi, poiché di certo non mi vuoi mentire, ci credo.
*
Péder sadól (Pietro sazio, sempliciotto, boccalone, ingenuo)
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