26/10/20

Uomini disperati in giro non ce ne sono

Uomini disperati in giro non ce ne sono, e se ci sono non lo danno a vedere. Hanno altri problemi, si danno da fare e a volte provano emozioni, ma per il resto fingono di essere tranquilli, o, con opportuna esagerazione, addirittura felici, e fanno bene. Esibire la disperazione ha meno senso ancora che esibire il dolore. Il dolore, quando viene esibito (basta solo nominarlo), non è dolore, è una pagliacciata, e viceversa quando lo è, l’esibizione, più ancora che superflua, è dannosa: svilisce, in chi lo subisce e non può allontanarlo, quel minimo di dignità che pertiene anche al dolore più insulso. Ma mentre il dolore non chiede aiuto, e proprio per questo l’aiuto non può che accorrere e venire accolto, la disperazione sa per prima cosa che non c’è aiuto possibile, ed è quindi refrattaria anche all’aiuto che accorre non chiamato. Anche per questo la disperazione non ha alcun bisogno di esibirsi. Lo sanno tutti: perciò camminano come se niente fosse, con quella tenue aria da imbecilli che solo chi è salvo per sempre dall’imbecillità può assumere. I veri imbecilli sono quelli che non ne hanno l’aria. Sanno di esserlo, ma questo non li redime, così si difendono dall’imbecillità che essi sono respingendola dal sembiante. Hanno quindi, perlopiù un’aria seria, intelligente o, con improvvida esagerazione, addirittura, appunto, angosciata. Ma niente è più risibile di un uomo angosciato, anche se tace. Essere angosciato vuol già dire comunicare l’angoscia, aprire un varco in essa che la nega. Se uno è l’angoscia, viceversa, non può essere angosciato: sarà un uomo buono, magari un po’ stupido a volte (poco importa), ma pacifico e sereno. Un uomo che ispira fiducia, e difatti la dà. Felicità di vivere tra uomini simili.

 (fine anni '80)

 

1 Beckmann 

2 Cézanne

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