07/02/22

Accostamento al terzo silenzio (Ultimo racconto di Cosa dicono i morti.)



I sogni sono le sue creazioni più alte: tanto perfette che può immediatamente dimenticarli. Dover ricordare anche i sogni sarebbe veramente troppo: ancora una prigione e una farsa. Quelli che non gli riescono a regola d’arte però, che cioè non si esauriscono nel loro farsi che subito svanisce, accedono all’indesiderata immortalità dell’incubo che ritorna anche da sveglio, col ritmo che è inutile indagare del caos. Subirlo basta e avanza: spinta più in là la conoscenza non arriverebbe mai a cancellarlo né, d’altra parte, aprirebbe a lui nuovi orizzonti su di sé, ma solo nuovi fastidi. Lasciare che si dimentichi è molto meglio. Volersi conoscere a fondo, più ancora che volgare, è una truffa ignobile.

Ancora più ignobile, tuttavia, è volersi far conoscere. Così ha deciso, per quanto gli sarà possibile, di non dire mai niente su di sé: è tanto spesso e da ogni direzione invaso, che non intende contribuire alla propria totale violazione. Esporsi è il male peggiore, la peggiore indecenza, e lui non vuole essere il peggior stupratore di se stesso. Ciò che gli capita di più suo, anche quando a provocarlo sono gli altri, se prima pensava che fosse ciò che solo meritava di essere detto, ora intende custodirlo nel segreto, la sua unica dimensione. Ciò che è più suo merita solo di vivere, ma per vivere deve essere cancellato, sottratto al dicibile anche per lui stesso. Per proteggerlo nel segreto gli sarà riservato il silenzio, e viceversa egli saprà che è più suo, e che quindi merita il segreto, solo ciò che saprà accedere al silenzio. Non dirà più, d’ora in poi, che ciò che è suo e di altri, di tutti, e quindi di nessuno, e comunque parlerà solo per conservare in ogni parola il suo lato silenzioso: potrà così contribuire a proteggere anche il segreto altrui, a porre le condizioni, o meglio ad aprire uno spazio per il silenzio di chiunque altro, che poi ingrandirà forte e autonomo incontrandosi col suo, comunicando con esso per le loro specifiche vie, le più alte e pure, lui e l’altro assenti.

Nessun commento:

Posta un commento