Ero lì a Bergamo alla Fiera del Libro, l’altrieri, a sentire Antonio Prete, e accanto, a destra, c’era seduta Federica, mentre la sedia a sinistra era vuota. Ascoltavo quello che Prete diceva, e a un certo punto mi sono voltato automaticamente a sinistra per fare un commento, ed è stato solo allora che ho percepito veramente come la sedia fosse non vuota, ma ingombra di un’assenza, quella del mio amico Lucio, in compagnia del quale sono stato tutte le volte che sono andato alla Fiera del libro o a qualche evento legato al premio Bergamo, di cui lui è stato uno dei fondatori e che ha diretto per almeno 20-25 anni, e mentre fissavo la sedia sorpreso, sgomento, il suo vuoto è trasmigrato, con tutto il suo ingombro e fragore, dentro di me, provocando un cedimento della cassa toracica, con la conseguente caduta dei polmoni e del cuore, e del respiro e delle pulsazioni, contro le viscere, appesantite come se tutta la materia ne fosse stata compressa e l’aria aspirata, in alto o in basso non so, fuori, chissà dove, e mi è venuto un magone, un magone…
E mi è venuto in mente, dopo, che anche a Federica, tra qualche anno, speriamo molti, guardando a sua volta una sedia vuota accanto, verrà magari il magone, anche se le auguro che sia breve, e leggero, e poi, pensando a quello che ho scritto qui, che sorrida.
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