Ricordo l’accendino Bic di Derrida, non se fumava sigarette o sigaretti. Credo sigarette. Mi ero intrufolato a un suo seminario (o era una semplice lezione) all’École normale supérieure di Rue d’Ulm. Era il febbraio del 1974. L’argomento della lezione l’ho dimenticato. Forse Hegel? Qualcosa sulla filosofia del diritto? O sto solo immaginando? Stava forse lavorando ancora a Glas? Ero troppo stordito per seguire, troppo emozionato di essere lì. Di avere avuto la faccia tosta di essere entrato da quel portone, informato dell’aula e accomodato, giovane uomo implume di Fara Gera d’Adda, in mezzo a tutta quella gente convenuta a sentire il filosofo allora di gran moda a Parigi, gente di ogni età, studiosi, scrittorie e artisti, altri insegnanti di quella stessa scuola… immaginavo Barthes, il gruppo di Tel Quel, psicanalisti che leggevo in quel periodo e altra gente che sapevo che gli gravitava attorno allora. Giovani pochissimi. E io.
La prima volta me ne sono stato calmo e sono sgattaiolato via subito. La seconda volta, invece, alla fine della lezione mi sono fatto coraggio e mi sono avvicinato, mi sono presentato e gli ho detto, mentre stava trafficando per accendere la sigaretta (è allora che ho notato l’accendino), che stavo preparando la tesi su di lui. Era una sigaretta, non la pipa, come appare in tante fotografie molto più tarde: sono quasi certo. L’accendino è rimasto a mezz’aria, con la fiammella che, come d’uso (e come me), tremolava, e lui ha detto: “Di già?”. Ha smesso di premere la linguetta e la fiamma si è spenta. A una sua domanda gli ho detto qualcosa sulla mia provenienza e sulla tesi, sfoggiando il mio peggior francese e ho tolto il disturbo. Non volevo approfittare della sua gentilezza. Ero già contento così. Di così poco, come sempre. Mi ha salutato e solo allora ha sfregato di nuovo la rotella del Bic e acceso la sigaretta.
Alla lezione successiva non sono andato. Alla cineteca, allora situata a Trocadéro, quel giorno c’era una rassegna di film di Buster Keaton, e non volevo perdermeli, quelli. Neanche uno.
Poi la tesi l’ho scritta, tranquilli. I libri mica scappano.
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