31/01/14

Distanze dalla visione (Un esempio su una piastrella del bagno)


Ho appena visto su una piastrella del bagno un gruppo di persone in abiti rinascimentali, in prevalenza donne, disposte, o sedute, attorno a una tavola riccamente imbandita, con una figura regale a capotavola, accomodata dignitosissimamente su un trono sormontato da un baldacchino da cui pendevano stendardi sfrangiati che non sono stato in grado di capire se fossero ricamati o solo fatti di seta cangiante o altra stoffa screziata.
Poi, a uno sguardo più attento, ho visto che il gruppetto in semicerchio era composto di dame che ballavano in movimenti sincroni ma ciascuna con una sua gestualità raffinata, quasi astratta eppure sensuale, mentre la presunta tavola erano altre dame che si muovevano pure in un secondo semicerchio all'interno del primo,  ma in senso opposto, entrambi aperti di fronte al trono, verso il quale però una alla volta avanzava con movenze di sua invenzione, mentre il re, ora appoggiato allo schienale e con il braccio destro mollemente abbandonato sul bracciolo imbottito dal pomello mirabilmente scolpito (mi pare con una testa leonina tanto perfetta da incutere timore), faceva piccoli cenni, con la mano o nell'espressione del viso, a seconda del gradimento dello spettacolo di cui veniva omaggiato, forse segnali a qualche favorita, o al ciambellano incaricato di trovargli compagnia per la notte.
Mi sono chinato per cercare di decifrare la sua espressione. Se compassata, come supponevo, o libidinosa. L'iconografia del tempo è avara dei segni della libidine. E semmai ne riveste solo le donne, adeguatamente svestite di tutto il resto peraltro.  Ma era sparito tutto.
Non sono più stato capace di vedere niente. Come fossi diventato cieco.
O forse sono le visioni che non tollerano lo sguardo ravvicinato.

Nessun commento:

Posta un commento