Si
rimprovera a volte, ingiustamente, l’incapacità di uno sguardo indolente (non
doloroso), carezzevole, perché di solito presta troppa attenzione a ciò che
guarda, come a morderlo, a volerlo trangugiare e assimilare tutto. Ma così
facendo finisce per non lasciarne sussistere nulla: quanto assimila, si
dissolve e il resto è solo ciò che la digestione espelle come inutile e
dannoso. È uno sguardo distruttivo. Ciò che
contrasta invece con l’eccessiva indulgenza di cui lo rimproverano sua moglie e
gli amici.
Indulgenza,
condiscendenza, accettazione, abbandono.
(Forse il
suo sguardo è così feroce, però, in quanto sa che a dispetto della sua
aggressività le cose gli resistono e sopravvivono intatte. È solo un affare suo. Le persone invece possono
soffrire. Con loro è meglio l’indulgenza, quindi.)
ps. La foto è di Antonio Mottolese (Mantova, 2007, credo)
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