Credevo
fossero semi, ma volavano troppo veloci e con scarti improvvisi incompatibili
con la scarsa ventilazione. Non convinto, ho guardato meglio: erano piccoli
insetti, con una minuscola testolina scura, una lunga coda trasparente e ali
che il movimento rapidissimo rendeva bianchicce e semisolide, morbide come un
batuffolo pulsante, forsennato.
Non
li avevo mai notati; forse non sono altro che i moscerini che stazionano sul
ponte e che mi assaltano ogni volta che passo come a volermi sbranare; o chissà
che altro... trasformazioni stagionali di questo o quello, metamorfosi prime o
ultime.
Ero
a metà passerella, di ritorno dalla passeggiata, con il sole negli occhi, ma
ancora fioco e filtrato dalle lenti polaroid; e allora, forse, li ho visti per
la prima volta proprio perché erano controluce, e la luce radente non era
abbastanza forte da accecarmi ma sì da scontrarsi con quei bruscoli diafani e
disegnarne i volumi, e io ero rilassato, senza pensieri, e non guardavo niente
in particolare.
Credevo fosse amore, ma invece era un calesse. Firmato Massimo Troisi (dall'oltretomba)
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