28/08/14

Deleuze e i corpi speciali. (Deleuze è solo una scusa)




 

Perché a colpire è quasi sempre il banale, ciò che si sa già, ma in una combinazione che, in un dato momento, ti fa dire: ma è ovvio!, come ho fatto a non pensarci prima? Beata ingenuità! Per esempio che Deleuze può essere utile ai corpi speciali israeliani, come illustrato da un loro alto ufficiale, per elaborare nuove strategie di penetrazione nel territorio nemico, di perlustrazione, effrazione e attacco.
Se una cosa serve per il bianco, può servire anche per il nero; se un'opera apre il pensiero al filosofo, perché non dovrebbe aprirlo a un militare (purché sia pensante: e ce ne sono)? Poi lui se ne serve per aprire i muri. Squarciarli. Distruggerli. Quelli altrui. E edificarne di nuovi (suoi).
Allora non è la banalità a colpire, ma il riscontro, o meglio: la flagranza della nostra stupidità. Ovvia è la sua evidenza. La verifica della sua presenza in noi, almeno in parte, almeno per un dettaglio, viene superata. E l'assunzione è il suo superamento. E il superamento è l'accettazione. O piuttosto: la consapevolezza, sempre rinnovata perché presto dimenticata,  della sua consustanzialità al nostro stesso essere. Persino al nostro! Soprattutto al nostro.
(E subito si dimentica ancora.)

 

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