Perché a colpire è quasi sempre il banale, ciò che
si sa già, ma in una combinazione che, in un dato momento, ti fa dire: ma è
ovvio!, come ho fatto a non pensarci prima? Beata ingenuità! Per esempio che
Deleuze può essere utile ai corpi speciali israeliani, come illustrato da un
loro alto ufficiale, per elaborare nuove strategie di penetrazione nel
territorio nemico, di perlustrazione, effrazione e attacco.
Se una cosa serve per il bianco, può servire anche
per il nero; se un'opera apre il pensiero al filosofo, perché non dovrebbe
aprirlo a un militare (purché sia pensante: e ce ne sono)? Poi lui se ne serve
per aprire i muri. Squarciarli. Distruggerli. Quelli altrui. E edificarne di
nuovi (suoi).
Allora non è la banalità a colpire, ma il
riscontro, o meglio: la flagranza della nostra stupidità. Ovvia è la sua
evidenza. La verifica della sua presenza in noi, almeno in parte, almeno per un
dettaglio, viene superata. E l'assunzione è il suo superamento. E il superamento
è l'accettazione. O piuttosto: la consapevolezza, sempre rinnovata perché
presto dimenticata, della sua
consustanzialità al nostro stesso essere. Persino al nostro! Soprattutto al
nostro.
(E subito si dimentica ancora.)
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