Dopo avermi fatto dono di una
recensione molto bella e benevola dell'ebook (http://www.laricerca.loescher.it/index.php/attualita/arte-a-musica/948-sarchi-figura-di-schiena),
Alessandra Sarchi mi regala anche questo splendido disegno di Monaco seduto sulla panca, tratto
dal Codex Vallardi 2332, XV secolo. Anche se più che un
monaco, quello sulla panca è un panneggio puro e semplice, come una sagoma in
attesa di un corpo, o il fantasma di un monaco. Un fantasma triste.
Pisanello, il suo autore, è uno
dei massimi produttori italiani di figure di schiena della prima metà del '400,
tutte di grande valore per qualità e varietà. Alcune le potete vedere qui (http://figuradischiena-luigigrazioli.blogspot.it/2014/08/pisanello.html);
un paio le ho commentate nel libro. E' un disegno bellissimo, come lo sono
tutti quelli di Pisanello, ed è anche un unicum, a mia conoscenza, di figura di
schiena seduta rappresentata isolatamente (è vero che si tratta appunto di un
disegno però...).
Questa appartiene al tipo dei repoussoir, per dirla alla francese,
cioè quelle figure (o masse di colore) che servono a dare profondità al quadro,
messe in primo piano ai lati o al centro della composizione. Sono personaggi o
oggetti poco rilevanti per la loro identità ma significativi dal punto di vista
compositivo, e anzi tanto meno rilevanti quanto più funzionali alla struttura
spaziale dell'immagine. Le figure di
schiena, come è facile intuire, svolgono molto spesso questo compito, anche
quando collocate in secondo piano o verso il fondo (vedi tutte quelle figurine
che, da Van Eyck in poi, guardano dalle mura, da una finestra o da un ponte o
una balaustra).
Messe in primo piano però,
hanno anche il ruolo di separare lo spettatore dalla scena rappresentata e al
contempo di fungere da suo rappresentante, come una sua proiezione: un essere
anonimo con cui identificarsi e condividere le emozioni talvolta travolgenti
(come nelle Deposizioni, a partire da
quella di Giotto agli Scrovegni).
La figura di schiena seduta su
una panca appartiene invece alla tipologia dell'Ultima cena, dove è meno frequente di quanto si potrebbe pensare (a
un apostolo è difficile negare almeno un accenno di lineamenti), e in certi
casi anche della Pentecoste, e
successivamente di altre occasioni conviviali. Qui sotto due esempi ancora del
capostipite Giotto
e uno del Museo diocesano di
Prato di cui non ricordo l'autore (mi scuso per la qualità della foto)
Talvolta sono anche,
esplicitamente, degli spettatori o ascoltatori, di una lezione, come in
questa immagine di Laurentius de Voltolina, 1380, Henricus de Allemania, Liber ethicorum, Kupfertichkabinett,
Berlino,
di un giudizio, come in questa
bella tavola di Bernardo Martorell, 1435 ca, Giudizio di San Giorgio, al Louvre,
o di una predica come questa Predica di San Bernardino, Museo dell'opera
del duomo, Siena, di Sano di Pietro (autore anche di un'altra, simile, sempre
ambientata a Siena).
Qui completamente di spalle o con lineamenti quasi impercettibili sono solo le donne; gli uomini, loro, sono tutti dotati di tratti ben delineati, discretamente individuati, anche se dire che siano veri e propri ritratti è forse azzardato. Ma potrebbero esserlo, alcuni almeno. Perché no? Gli uomini ne hanno il sacrosanto diritto.
Per le donne, armarsi, anche
qui, di pazienza. (Santa, la pazienza, come il contesto esige, peraltro.)
Nessun commento:
Posta un commento