Sulla copertina dell'edizione tascabile francese del
bel libro di Tzvetan Todorov Éloge du quotidien. Essai sur la
peinture hollandaise du XVII siècle (Seuil, 1997; trad. it., Elogio del
quotidiano, Einaudi) c'è il quadro di Pieter de Hooch Madre con bambini
(Staatliche Museem, Berlino), di cui l'eccellente poligrafo franco-bulgaro fa
una bella analisi che qui traduco, con piccoli adattamenti: "A sinistra si
vede una scena di virtù domestica: la mamma distrae il bebè [invisibile nella
culla; LG] con l'estremità ferrata del laccio del corsetto. La pace regna, gli
oggetto, ciascuno al suo posto, sono immobilizzati, come il cane nel suo gesto
e la madre stessa nel suo movimento verso il bebè. Ma a destra una bambina
guarda attraverso la porta aperta da cui entra, a fiotti, da fuori, la luce. La
bimba non contempla con ammirazione la madre, e non cerca di imitarla [come in
altri quadri]: qui la virtù è messa letteralmente da parte. La bimba non guarda
niente, ha gli occhi volti verso il vuoto del fuori, soggiogata da un incanto
che l'ha tolta dal mondo reale. Ha come il presentimento confuso di tutta una
vita, di un universo infinito. Guarda la luce" (p. 139).
Si perde lì, come capita spesso alle figure di
schiena, aggiungo io, ma ciò che vede, che la sottrae al qui della casa e della
famiglia, resta un mistero, un segreto senza parole persino per lei, immagino,
al di là del fatto che sia troppo piccola per averne. Davanti a certe cose
siamo tutti sempre troppo piccoli. E le parole che mancano chiamano ad altri
discorsi, a giri, ricami, deviazioni, ritorni e sempre nuovi allontanamenti.
Come se fosse possibile essere fedeli a ciò che si vede, a ciò che chiama, solo
essendogli infedeli: si dice altro per dire quello. Per alludervi almeno.
Significarlo altrimenti: che è poi l'unico modo per farlo. Ma per farlo occorre
anche guardare da quella parte, fissarvi gli occhi senza distoglierli: dando le
spalle alla madre e all'interno, se necessario, senza voltarsi. Dimenticandoli.
Il cane, che pure è di schiena, invece si volta. È
più fedele, lui. Alla lettera. Senza misteri o segreti. Come se nemmeno la
vedesse, la luce. Magari perché ce l'ha dentro. Perché è lui tutto luce.
(Il suo mistero, allora, sarebbe questo.)
ps. Un amico mi chiede cos'è il vano alle spalle della donna, perché l'artista l'ha messo, invece di una parete liscia magari con un quadro appeso: Rispondo velocemente:
ps. Un amico mi chiede cos'è il vano alle spalle della donna, perché l'artista l'ha messo, invece di una parete liscia magari con un quadro appeso: Rispondo velocemente:
è un
letto, Piersandro, che invece che
protetto da un baldacchino, è incassato in pareti che oggi credo sarebbero in
cartongesso, lì non so (legno, probabilmente). C'è un attaccapanni appeso sulla destra, con una mantella
rossa (mi sembra da donna), poi qualcosa che potrebbe essere uno scaldino
accanto alla tenda e un quadro sopra (i quadri ci sono quasi sempre negli
interni olandesi: di solito, quando sono presenti anche nel quadro, hanno
rimandi morali e /o simbolici: qui non si capisce, è tagliato a meno di metà... magari qualcosa si potrebbe capire,
ma non dalla riproduzione); la stessa struttura è presente in altri quadri di
de Hooch, molto probabilmente è il simbolo dell'intimità domestica (soffocante,
si direbbe oggi: come forse finisce sempre per essere l'intimità...): al
momento è aperto, vuoto, c'è la madre con la bimba sulla porta e un altro o
altra nella culla; poi il cane, che sta per la fedeltà, anche se rare volte
indica sensualità (più spesso il gatto però in questo senso); il marito è
assente; la moglie, tranquilla, si prende cura della casa e della famiglia: il
fatto che si stia allacciando il corpetto dovrebbe suggerire che ha appena
finito di allattare (anche se il solito malizioso potrebbe pensare ad altro);
forse la bimba sulla porta guarda se il babbo arriva (o lo osserva andarsene:
babbo o suo sostituto, nel caso dell'ipotesi maliziosa, che però mi sembra
francamente eccessiva: e proprio per questo la lascio), anche se è più
probabile che sia lontano, per mare (in questo caso il quadro dovrebbe essere
una marina). Potremmo costruire storie: lo facciamo in ogni caso, anche se
nemmeno le abbozziamo; qualcuno invece preferisce lasciarsi pervadere dalla
serenità e poi stupirsi della luce, arrendersi allo splendore che viene da
fuori, al mistero, appunto.
(qui sotto, di spalle, che guarda fuori, ma ancora dentro, verso il vano
vicino, e poi oltre, alla finestra, non c'è la bambina, ma l'animale -
cane o gatto che sia... tutta un'altra storia)