Capita talvolta di vedere in riprese televisive effettuate per strada o durante manifestazioni di vario genere, e comunque non in studio o in teatri di posa, qualcuno che, appena inquadrano la zona in cui si trova, esce di soppiatto dall’immagine, o, passeggiando, di imbattersi in altri che, alla vista di qualcuno con la macchina fotografica, fosse pure un innocuo turista, gli voltano subito le spalle, ma non in maniera clamorosa, e neppure con gesto furtivo: spontaneamente, come se quello fosse l’esito scontato di un movimento già in atto.
Gente
che non vuole essere notata e, più ancora, vista. Ma possiamo anche immaginare
queste persone presenti in tutti i luoghi dove c’è folla, e magari anche una
folla che proprio in quel momento sta per essere ripresa o ritratta: non
fuggono né si voltano, ma si mimetizzano talmente bene tra gli altri da
scomparire all’istante, dissolti tra i tanti proprio evitando manifestazioni,
gesti o segnali marcati. Pur non essendo come gli altri, non vogliono
differenziarsene, e quindi, invece di evitare di compiere gli stessi gesti, che
forse gli ripugnano, fanno le loro identiche cose o assumono uno dei tanti
atteggiamenti compatibili con l’ampia varietà dei comportamenti naturalmente
prevedibili in ogni moltitudine, come accendere una sigaretta, ascoltare
discorsi o guardare i monumenti che nelle nostre belle contrade non mancano
mai.
Gente
che assolutamente non vuole essere notata, che non si impegna che a scomparire
e mette tutto il suo essere nel non venir trovata, ma senza che nessuno la
cerchi; gente che non si fa trovare non facendo sorgere a nessuno nemmeno
l’idea, nemmeno per sbaglio, di cercarla, al contrario di quelli che fuggono
non per separarsi da coloro che li circondano, ma per offrire loro un’ultima
occasione per cercarli davvero e a se stessi di essere finalmente (ri)trovati,
non per recidere legami che si erano allentati quindi, ma per sperimentare se è
possibile tornare a stringerli, più forti di prima, quando non annodarli per la
prima volta. Vivono a casa propria, si prendono cura dei famigliari, non
trascurano gli amici e tutte le mattine si recano puntuali al posto di lavoro.
A volte passeggiano da soli, si mescolano ai tifosi dello stadio o fanno
compere in centro. In certi casi incocciano qualcuno con la telecamera o la
macchina fotografica.
Non
meno misteriosi di quelli che partono sono quelli che restano.
gli omologati, li chiamo io. amano l'understatement e hanno temperamenti riflessivi se non contemplativi... bravo Luigi
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EliminaGrazie Chiara. Ma io non li chiamerei omologati. Lo sono solo apparentemente. Gli omologati per me sono quelli che la foto se la fanno fare e sorridono. (Solo una questione terminologica forse...)
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