Tutto quello che riesce a
spremere da sé, da un bel po' di tempo a questa parte, dice sorridendo, è solo
angoscia allo stato puro. Bella densa, scura. Con un vago sentore animale. Di
pantera profumata, immagino: dico io. No, un sentore di
animale ignoto. Di quelli che si percepiscono a volte nei boschi, e magari è solo resina. Muschi, funghi. Riuscisse a imbottigliarla, ne avrebbe una botte piena, da aggiungere a quelle di altre annate recenti e lontane. Annate doc. Ma anche fosse, è una merce poco richiesta, che non vende, obietto. Pare inoltre che ci sia una certa inflazione, anche se di scarsa qualità: quella in appannaggio a ogni nascita, che poi di regola vaporizza lasciando qualche sedimento qua e là, poltiglia, che all'occorrenza viene gonfiata con metanoli vari o usata come ingrediente di altre merci, giusto per insaporirle. La sua invece resisterebbe alle più rigorose indagini di laboratorio. Non è il caso di vantarsi, osservo io. Perché no? Ognuno si compiace di ciò che ha e sa fare meglio, dice. O si illude di saper fare. L'esclusiva è sempre un titolo di merito.
animale ignoto. Di quelli che si percepiscono a volte nei boschi, e magari è solo resina. Muschi, funghi. Riuscisse a imbottigliarla, ne avrebbe una botte piena, da aggiungere a quelle di altre annate recenti e lontane. Annate doc. Ma anche fosse, è una merce poco richiesta, che non vende, obietto. Pare inoltre che ci sia una certa inflazione, anche se di scarsa qualità: quella in appannaggio a ogni nascita, che poi di regola vaporizza lasciando qualche sedimento qua e là, poltiglia, che all'occorrenza viene gonfiata con metanoli vari o usata come ingrediente di altre merci, giusto per insaporirle. La sua invece resisterebbe alle più rigorose indagini di laboratorio. Non è il caso di vantarsi, osservo io. Perché no? Ognuno si compiace di ciò che ha e sa fare meglio, dice. O si illude di saper fare. L'esclusiva è sempre un titolo di merito.
Certo, per spremerla senza
adulterarla è necessario tutto un apparato tecnico che lei non è assolutamente
in grado di predisporre. Del corredo dell'angoscia, come è noto (qui un altro
sorriso: si capisce che parlarne gli fa bene), l'inazione è una delle
componenti principali. Inedia, desolazione, perdita repentina di valore e
significato di ogni azione o pensiero, discontinuità, o continuità solo delle
interruzioni, fiacchezza, offuscamento, caduta praticamente di tutto (il
termine caducità compare solo nel linguaggio forbito dei resoconti a
posteriori, sempre nobilitanti, anche quando schiacciano il pedale
dell'abiezione), incipit a raffica, ma incipit di niente... o di nient'altro
che di se stessi, incipit allo stato puro, entelechie...
Devo continuare? Se vuoi; tanto
non ho niente da fare. Ecco, appunto.
Figuriamoci se si mette (chi?
lui? l'angoscia? o entrambi, fusi in uno come due amanti, in un'estasi al
negativo) a studiare i metodi produttivi e il merchandising, per poi, come no?,
impiantare un laboratorio o un'officinetta per l'estrazione e la lavorazione,
con tutti gli annessi e connessi indispensabili. E d'altra parte nessun altro
lo potrebbe fare in sua vece. Impensabile! E' una merce talmente legata al suo
produttore, talmente connaturata, consustanziale, che ogni intervento o anche
un banale contatto esterno già la corrompe. E allora addio purezza. E con la
purezza, addio anche a un ipotetico valore di mercato. Per la purezza uno se ne
trova sempre.
Si potrebbe pensare, per
esempio, a un suo uso come arma chimica, ipotizzo io. Giusto!, la si potrebbe
diffondere laddove si soffre di eccessi di vitalità, in posti dove si è ancora
fermi allo stato della preoccupazione e del bisogno, che inducono agitazioni
inconsulte con effetti anche deleteri qualora all'una o all'altro, come è quasi
sempre il caso, non si possa ovviare: alleviandoli, non si dice ponendovi fine.
Mica si può pretendere tutto.
La si potrebbe distribuire nei
bar alla moda, o in localacci qualsiasi che diventerebbero alla moda ipso
fatto, illico et immediate. Oppure la si potrebbe regalare, in confezioni
lussuose, con etichette misteriose e denominazioni ammiccanti, ai rampolli
della buona società, o a qualche personaggio popolare tra i giovani (i vecchi
se ne fregano, e se condividono predilezioni giovanili vuol dire che sono già
rimbambiti di per sé), per le loro feste esclusive, come oggetto blasé, da
invidiare e desiderare subito, a tutti i costi, ambizione inutile per cui svenarsi...
Difficile averne sufficienti quantitativi puri, ma per quella gente, non ancora
avvezza, anche dosi diluite funzionerebbero alla grande.
E altre ipotesi si potrebbero
studiare, dico io, troppo compiacente come al solito. Come se mi importasse.
Il problema, per i produttori, riprende
lui ormai in preda all'entusiasmo, sarebbe che, appena intravista una finalità
esterna, o addirittura un utile, la fonte perderebbe le sue motivazioni, e di
conseguenza diminuirebbero le risorse, il prodotto comincerebbe ad alterarsi,
la produttività a scemare fino a cessare del tutto. Si potrebbe però ovviare, aggiunge,
mantenendo alto il numero dei produttori, in modo che, nei periodi in cui si
interrompe la produzione da una parte, continui da altre. In attesa che le frustrazioni
che seguirebbero alla scomparsa dei benefici inneschino un nuovo ciclo. Nel
contempo si potrebbero studiare efficaci prodotti di sintesi. Le università ci
sono apposta. Ma più ancora, predisporre le condizioni, da qualche parte,
perché il bacino dei fornitori resti sempre molto alto. Luoghi adatti non ne
mancano. L'Italia, per esempio.
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