Mentre
camminavo lungo l’alzaia del naviglio stamattina presto, nel silenzio più
totale, rotto soltanto, per un po’, da una coppia di passeri lillipuziani che
si cantavano a gola spiegata, forse per la primissima volta tanto sembravano
loro stessi sorpresi, la loro mutua adorazione, ho visto venirmi incontro la
sorella di I., morta da dieci anni.
Indossava dei
pantaloni comodi e una giacchetta di discreta fattura, chiusa, sotto la quale
si intravedeva una comune maglietta a girocollo rossa, e camminava con passo
elastico e tranquillo. Mi ha riconosciuto anche lei quasi subito, nonostante il
cappello calcato fino alle sopracciglia, e mi ha fatto un cenno con la mano già
da lontano.
Mentre si
avvicinava ho notato che aveva la pelle del volto più liscia, di un bel colore
roseo uniforme, senza le solite screpolature e gli arrossamenti delle reti di
venuzze esplose a causa dell’alcol che le dava il calore indispensabile al
lavoro all’aperto nelle stagioni fredde, e a tutto il resto, ogni volta che ne
sentiva il bisogno. La bocca aveva perso la stortura simile a un ghigno, anche
se non cattivo, che le era rimasta da una leggera trombosi e si era distesa, a
parte una lievissima piega sopravvissuta si direbbe in memoriam, in un morbido
sorriso. I capelli erano meno stopposi e con un taglio che si addiceva ai suoi
tratti spigolosi. Bella non era diventata, ma gradevole sì, tenuto conto
dell’età.
Mi ha salutato
lei per prima e mi ha chiesto come stavo. “Bene!”, le ho risposto nascondendo
la sorpresa. Non eravamo mai stati in confidenza. “E tu?” “Sì, sì, sto bene
anch’io. I dolori mi sono passati quasi tutti; l’artrite è sparita e è da un
po’ che non faccio più coliche. Vieni spesso a passeggiare qui?” “Sì, in genere
a quest’ora…”, le ho detto, e prima che potessi continuare: “anch’io!”, ha
quasi urlato lei, come chi è abituato a parlare in corsa, o da lontano. Poi,
scemando progressivamente la voce fino a ridurla a un’esalazione: “ma allora
com’è che non ti ho mai incontrato prima?”, ha continuato. “Sai, ultimamente ho
avuto qualche problemino, e poi la le piogge, gli impegni… ho diradato un po’ e
variato gli orari… ma ora riprenderò la routine di sempre…” “Beh, allora ci
troveremo ancora!” “Certo!”, le ho detto, e l’ho salutata come avessi fretta di
ripartire, mentre una coppia di giovani atleti ci sfrecciava accanto, piegando
la testa dalla nostra parte con gli occhi limpidi e la bocca che sorrideva.
Mi ha salutato
anche lei e si è messa a trotterellare agile nella scia dei due corridori. Io
ho ripreso la passeggiata con la mia normale andatura senza mai voltarmi. Sembrava contenta.
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