Se Christo avesse anche solo
lontanamente immaginato di concepire la sua opera smisurata sul lago d’Iseo per
favorire la passeggiata di queste signorine, sarebbe metafisicamente
giustificato, ora e per sempre. L’eleganza del loro incedere, l’assoluta
noncuranza con cui il loro sguardo carezza e pacifica il paesaggio circostante
senza forse vederlo, contrastano con la ressa ansimante dei lemming umani, che
si accalcano intenti quasi solo a contemplare se stessi e i propri vicini nei propri
specchi digitali, rimandando tutto il resto a dopo, cioè a mai. Mentre gli
uomini accorrono alla ricerca di una sensazione laica e garantita, tiepida, quella
di camminare sulle acque di questo laghetto di Genesaret dalla superficie
calmissima senza nessun rischio di cadere, in compagnia di tanti simili che si
sostengono a vicenda in una vicinanza per una volta non angosciante e che provano,
si suppone, un’identica emozione, ciascuno per conto suo e tutti quanti assieme,
loro si muovono con lo stessa capacità di sempre di prendere possesso del luogo
senza impadronirsene, senza farlo proprio, e anzi lasciandolo essere come è,
nel suo splendore. Forse il momento di questa passeggiata è quello prima della
tempesta, quando tutti i dilettanti di sensazioni accorsi da ogni parte
d’Europa, perché di bellezza, spettacolo o meno, c’è sempre fame, sono stati
sgombrati per il pericolo, per gli elementi che rivelano in modo intempestivo il
loro lato ostile, o forse è quando è già iniziata, perché per esse tutto è il
loro elemento, pioggia o sole, vento o neve. Approfittano dell’improvvisa
solitudine per ritornare con la famigliola dove, in altri momenti, come se
niente fosse, erano già state e dove continueranno a tornare, in quello spazio ora
ridisegnato e colorato che per un po’ segmenta le traiettorie e gli sguardi,
offrendo però nuove opportunità di percorso, sopra e sotto le acque. E però,
con tutto questo, miopi, non ne colgono, forse, la meraviglia; mentre per gli
uomini questa possibilità si apre sempre, anche se spesso, per una diversa
miopia, finisce per cadere sull’obiettivo sbagliato: l’opera sul lago, invece
che loro stessi sull’opera.
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