Racconti, libri, mostre, divagazioni, recensioni, speculazioni varie
30/10/16
Leggere per sapere come va a finire (o per sapere e basta)
27/10/16
Il numero delle foglie
17/10/16
Platone sul metrò
14/10/16
Tempo disidratato
09/10/16
Passaggio di Figueroa
Lo spettacolo di maggior successo, quello che nessuno ha visto. C'è il prima e il dopo, non il durante; e se qualcosa è stato percepito, al massimo si tratta di un'eco, magari impropria. Dagli effetti si potrebbe arguire non certo la causa, appena cosa sarebbe successo, che poi non interessa. Il cosa si identifica con gli effetti, ma gli effetti chissà quali sono esattamente. Si producono comunque reazioni di ogni sorta: sorpresa, dolore, disincanto e persino divertimento, che però non fanno problema. Sembra che contino solo il come e il quando, a puro titolo di curiosità; se non che, sono a loro volta ignorati. Vedendo gente sul posto, ad ogni buon conto, altri non tardano a raggiungerla, ognuno che riflette negli occhi dei vicini la propria indecisione prima di adeguarsi a un platonico modello mediano e di cominciare a parlare. Dalle medesime domande scaturiscono risposte simili, con qualche differenza che subito promuove differenti interrogativi e contrarie ipotesi, così che qualcosa, più cose, cominciano a delinearsi. Veramente c'è il sospetto che il luogo dell'evento potrebbe essere un altro, perché è difficile stabilire l'origine di un'eco, ma appunto per questo per nessuno è rilevante verificare dove si trova: adesso è lì, tra di loro, che avviene. Sono in tanti ormai, e tutti vivi, attivi al massimo grado. C'è addirittura uno straniero, di passaggio. Un uomo banale, con le sopracciglia e i baffi neri e folti: un sudamericano. Si chiama Figueroa; o forse Quiroga, non è ben chiaro. Alcuni sono convinti che, se solo riuscisse a farsi capire invece di parlare quella sua lingua quasi morta, tanto simile alla nostra in apparenza ma come pronunciata da un'altra dimensione, lui sì ne avrebbe di cose da dire... I sudamericani! Un vero peccato.
06/10/16
Miracoli clandestini (da "Cosa dicono i morti" - 1991)
La foto è di Gabriele Basilico.
03/10/16
Posso dirlo?
Ma non so: posso dire alta? e snella? e regolarità non è un po' uno sminuire? o quanto meno un appiattire, un massificare? e accennare al sesso, anche solo nel senso di genere, è decoroso? genere? e cos’è il genere? c’è mai “un” genere? oggi poi! e la fronte intonsa, che ne dirà per essere stata sorvolata o accennata solo in modo implicito? il peso è un fatto che è opportuno specificare? l'altezza, su che parametri va definita, relativa com'è? Ci sono parole neutre (Blanchot a parte)? E vale la pena scrivere o dire anche una sola parola, se non si è e non si intende essere Blanchot o altre figure come cominciano con B. (o con D.) e dal momento che tutte (le parole, dico), senza eccezione, sono colpevoli?
E B. o D. come reagiranno? L'ultima cosa che vorrei, tanto li ammiro, è offenderli, o anche solo deluderli. Cosa diranno mai?
(Niente, niente... tranquillo, sono tutti morti.)