Sarebbe dunque così: prima ci sono
tanti frammenti sparsi che se ne vanno a spasso ciascuno per conto proprio, poi
si trova un accenno di inizio, un tono, anche se ancora non ben definito nei
suoi termini; poi arriva qualcuno di questi termini che fanno suonare quel
primo tono astratto mentre i frammenti cominciano a muoversi e a avvicinarsi,
mettersi in sequenza e suggerire un percorso, di modo che si può rivedere e
provare a sistemare, a tre o quattro riprese, la nebulosa dei frammenti;
successivamente, dopo un intervallo variabile ma sempre un po’ doloroso, arriva
l'idea di come si potrebbe anche finire, vaga però, incerta; poi all'improvviso
arrivano delle frasi finali vere e proprie, buone, anche se non è detto che
siano esattamente quelle che resteranno; questo permettere di definire alcuni
percorsi che portano a risistemare i frammenti, tagliare e accostare, due o tre
volte ancora; alla fine escono anche i pezzi, le cuciture e l'impalcatura che
mancavano o erano ancora allo stato di abbozzo, e pian piano si arriva alla
fine. Si guarda minuziosamente il tutto e si lascia lì per qualche giorno, o
settimana o mese, a seconda. Allora si torna sull'insieme, si guarda e sistema
tutto di nuovo con la massima attenzione e acribia, e infine si decide che non
ne valeva la pena e si getta via tutto.
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