Il
tavolo è spoglio, nudo. E’ un tavolo su cui tutto può essere accaduto, o
accadere. Un tavolo su cui qualcuno ha scritto o scriverà. O non farà nulla.
Stenderà le braccia ad angolo acuto, e vi appoggerà il capo, come in certi
disegni di Kafka. L’idea che vuol dare è nessuna idea. Niente. Un tavolo è un
tavolo. Il piano di un tavolo fotografato dall’alto è un piano. Un rettangolo.
Di legno. Un po’ usurato, ma lustro, ben tenuto. Un piano vuoto è un piano mai
usato, o liberato apposta di ogni cosa. La sua dimensione è il ricordo, ciò che
è stato senza quasi lasciare traccia, e l’attesa. Un’attesa senza
determinazione. Assoluta. Che si può benissimo confondere col suo semplice
essere. Con il puro stare.
La
sedia che vi fuoriesce è meno spartana. Il suo schienale è imbottito, a
suggerire che è di qualcuno che vi accomoda spesso. Che vi lavora, probabilmente,
piegato in avanti, e per questo ogni tanto ha bisogno di appoggiarsi
all’indietro, o di stirarsi, e per questo è opportuno che l’appoggio sia morbido.
Non troppo: solo un po’. Il colore è rosa carico, o rosso. Non come il sangue.
Un po’ meno. E’ un rosso a cui è stato sottratto ogni simbolismo. Esso pure
denudato.
Pur
essendo in una stanza di piccole dimensioni, quasi una cella monastica, tavolo
e sedia non sono addossati, e neppure vicini, a una parete: stanno al centro
del suo spazio. Lo occupano. Si stagliano davanti a una porta spalancata, da
cui entra un fiotto di luce che invade tutto. Con un bagliore quasi di
incendio. Sostano, come una sentinella, o un guardiano, davanti alla soglia.
Quella, invisibile, oltre il margine alto dell’immagine, dove i battenti si
uniscono agli stipiti. Quella che separa il dentro e il fuori. La fine e
l’inizio, verrebbe da dire. Ma non è così. Perché è soprattutto il limite che
si oltrepassa, o da cui si passa, verso un fuori che è sempre e comunque un
dentro. Quello della casa.
Tratto dalla rassegna di doppiozero.com del 2013, Tavoli, dedicata al tavolo di lavoro di artisti, scrittori, designers ecc., fotografati da Giovanna Silva
Nessun commento:
Posta un commento