Uno ha l’umore
di traverso, tra lo stordito e l’abbattuto, perso da qualche parte su questo
sentiero oggi affollatissimo, o con entrambe le magagne, nella pienezza al
contempo dello stordimento e dell’abbattimento, e non ha voglia di fare nient’altro
se non abbandonarsi alla sua virtù discenditiva, e meno di tutto leggere, e
però, come ultima consuetudinaria forma di resistenza, legge lo stesso, e va avanti per qualche
pagina senza capirci un’acca, cioè ancora meno del solito, risicato, miserello,
ma poi, per puro caso, si imbatte in una frase di Gadda capitata su una pagina
imprevista, e tutto cambia, il peso sparisce, si vaporizza e sparisce, una
lucina si accende e lui, sorpreso, ride. E si accorge, a ritroso, che
qualcosina capito senza saperlo l’aveva. E “la c’è la provvidenza”, si dice, “lo
vedi?”. Sì, sì, la c’è… Nella lingua.
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