I saggi riuniti in questo volume si
dispongono lungo due direttrici fondamentali che, una volta tanto, già il
titolo enuncia con chiarezza: da una parte Calvino,
cioè Calvino nelle differenti sfaccettature del suo lavoro editoriale;
dall'altra l'Editoria, le sue
vicende, la sua organizzazione e il ruolo di chi in essa opera, in particolare
se è un intellettuale. Anche da quest'ultimo punto di vista lo studio del
Calvino editore promette cospicui motivi di interesse, e non solo per gli
specialisti. La sua storia infatti non solo fu strettamente legata a quella
dell'Einaudi, vale a dire di una delle più importanti case editrici del
dopoguerra e ai grandi intellettuali che in essa operarono, ma può anche essere
letta per molti aspetti come paradigmatica proprio in virtù dell'acutissima
consapevolezza che lo scrittore ligure metteva in ogni sua attività. A maggior ragione quindi le sue scelte ed
omissioni, la sua attenzione e apertura al nuovo, la sua mobile progettualità
ma anche certe sue reticenze permetteranno
di ampliare la nostra conoscenza della "condizione dell'intellettuale
umanista che si fa prestatore d'opera presso un'impresa editoriale", come
afferma Vittorio Spinazzola nella sua densa introduzione, una condizione che
quasi mai è stata esplicitamente problematizzata dai diretti interessati.
Questo perché, continua Spinazzola, esaminare "con ampiezza il proprio
ruolo di lavoratore dipendente" avrebbe significato "porre in crisi
la figura tradizionale del letterato umanista (...) e l'immagine parallela del
letterato engagé," e verificare
quanto dai processi di alienazione e mercificazione fosse " investita
anche la pienezza di autonomia rivendicata con tanta forza dal letterato
moderno," col risultato che poi si sono misconosciuti i "meccanismi
costitutivi dell'editorialità" e mal impostato è rimasto l'insieme delle
questioni deontologiche e aziendali così come dei rischi e delle contraddizioni
che essi comportano. A questo equivoco nemmeno Calvino è riuscito del tutto a
sfuggire, al pari, fatte le debite differenze, di Vittorini e di gran parte
degli stessi editori, come mostrano i saggi di Giancarlo Ferretti e Gianfranco
Tortorelli, ciò che spiega la necessità di un nuovo approccio verso l'editoria
e la sua storia, esemplificato in questo volume dagli studi di Giovanni Ragone
e di Miro Dogliotti & Federico Enriques.
Ma analizzare il Calvino editore significa
anche, e soprattutto, approfondire il lato sinora più trascurato della sua
molteplice personalità, un lato importantissimo sia perché egli vi ha dedicato
"il massimo della (sua) vita" (come lui stesso ebbe più volte a
sostenere), sia perché anche la conoscenza della sua opera e del suo ruolo nelle vicende culturali del
dopoguerra vi riceve nuove ed importanti suggestioni. A conferma di questa rilevanza
ci sono ora le raccolte, assieme ad altri testi, di molte delle sue
introduzioni nei volumi Sulla fiaba
(Einaudi, 1988) e Perché leggere i
classici (Mondadori, 1991), e ancor più la bellissima scelta di lettere
editoriali I libri degli altri (Einaudi,
1991), per non parlare degli apparati curati da Milanini, Barenghi e Falcetti
per i due volumi dei Meridiani Mondadori.
Spunti non minori derivano dai saggi raccolti
in questo volume, da quello di Cesare Segre che nei Notiziari Einaudi individua la mano di Calvino anche in molti testi
non firmati e leggendovi in controluce l'insieme dei problemi da lui affrontati
negli anni '50 ; a quello di Silvia Taddei che scandagliando la traduzione de I fiori blu di Queneau ci porta nel bel
mezzo del laboratorio linguistico e stilistico dello scrittore ligure; a quello
di Giorgio Patrizi che mostra i modi in cui il Calvino prefatore "parla di altri testi per ritrovarvi i
termini, le prospettive, i progetti della propria ricerca, della propria
scrittura" in tutto il suo svolgimento. Questa continuità ma anche alcune
contraddizioni non sempre feconde emergono ancor di più nello studio di Paolo
Giovannetti su Calvino, la scuola,
l'editoria scolastica, che affronta i cambiamenti e le censure nelle
edizioni scolastiche e per i ragazzi di Il
barone rampante e Marcovaldo, e
la diversa, più positiva collaborazione all'antologia La lettura; e in quello di
Alberto Cadioli sul programma, la storia e il pubblico della collana Centopagine da Calvino diretta, e
sull'idea di narrativa e di "lettura sostanziosa", sull'intreccio di
"qualità" e "consumo vasto" come pure sull' "impegno
"militante"" in essa impliciti.
Ma i testi che lasciano un segno più
profondo nel lettore sono quelli di chi, come Giulio Bollati e Ernesto Ferrero,
con Calvino ha condiviso la quotidianità del lavoro e dell'amicizia. Entrambi,
eludendo il rischio dell'aneddoto ma conservando l'emozione del ricordo, tracciano dell'amico un ritratto che,
partendo dai caratteri psicologici e comportamentali, arriva a definire
"il nocciolo di quello che si può definire il principio etico e
metodologico di Calvino uomo e scrittore":
la sua "religione del lavoro, inteso come razionalità costruttiva e
come dovere"; "la concentrazione totale nell'apparente insignificanza
di una piccola pratica artigianale"; la capacità di ricominciare
"sempre da capo come fa il fanciullo" pure in "un'attitudine di
perplessità sistematica" che alla fine arriverà alla "constatazione
esplicita della vittoria del vuoto", che comunque non ostacolerà mai
"l'elaborazione di una gnoseologia, di un sistema interpretativo il più
possibile aperto e articolato e in progress." Ne emerge la figura di
"un marginale, un eccentrico per natura e partito preso", sempre
altrove rispetto al luogo in cui credevi di sorprenderlo, ma che nonostante ciò
era sempre nel proprio tempo, attento agli eventi e agli uomini, "alla
cultura in movimento, al disvelarsi e al tramutarsi dei valori": un uomo
che, se sosteneva di non avere "mai avuto la vocazione del caposcuola, del
promotore e aggregatore", ha saputo invece dimostrare di essere in
possesso delle qualità che ogni editore dovrebbe avere, che nel suo caso fanno
tutt'uno con quelle dello scrittore.
CALVINO &
L'EDITORIA, a cura di Luca Clerici e
Bruno Falcetto, Marcos y Marcos, 1993, pp. 302, £ 28.000
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