Dice che la
totale assenza di paranoia che l'ha caratterizzato fin da piccolo, grazie anche
a un ambiente che non solo la parola me neppure l'atteggiamento manco
sospettava che esistessero, lo ha però esposto in maniera irrimediabile
all'ingenuità, e anzi addirittura a un candore che tende spesso a confinare con
la stupidità, ciò di cui molti, che aspettano solo quello, se ne
approfitterebbero a mani basse alla prima occasione. Non gli importa molto, di
queste miserie, sostiene (con candore?), ma confessa che a volte ci resta male,
ripensandoci. Il poco di sospetto che ha in dote, o di cui si è dotato, lo
applica solo alla teoria. Il passaggio alla pratica, alla vita concreta, alle
relazioni con gli altri, per quanto sappia che possono essere, e non di rado sono,
dei bastardi, gli fa proprio difetto. Ne deduce che un po' di paranoia non
guasterebbe. Che dovrebbe aggiungerla, ma come?, al suo armamentario.
- Quella non si chiama paranoia, gli dico; si chiama prudenza. Avvedutezza. Esperienza. Saper vivere.
- Non infierire, ti prego, mi fa. E' troppo tardi per frequentare l'università della strada.
- E' vero, gli rispondo. Tanto più che ora la frequentano tutti, giorno e notte, trascurando tutte le altre. A cominciare da quella vera e propria.
- Sì, sì..., mi interrompe scuotendo la testa. Ma ora scusami, devo andare, ciao.
- Cos'hai di così importante da fare?
- Niente, mi risponde. Vado a leggere.
- Quella non si chiama paranoia, gli dico; si chiama prudenza. Avvedutezza. Esperienza. Saper vivere.
- Non infierire, ti prego, mi fa. E' troppo tardi per frequentare l'università della strada.
- E' vero, gli rispondo. Tanto più che ora la frequentano tutti, giorno e notte, trascurando tutte le altre. A cominciare da quella vera e propria.
- Sì, sì..., mi interrompe scuotendo la testa. Ma ora scusami, devo andare, ciao.
- Cos'hai di così importante da fare?
- Niente, mi risponde. Vado a leggere.
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