La mitologia ha in spregio il
decorso temporale, sia lineare che ciclico. Non si riesce a mettere in fila e a
far collimare niente di niente. Non c’è coerenza se non all’interno della
versione della storia che viene di volta in volta narrata. E anche lì, non
sempre.
Se si prendono tre storie,
per esempio, con protagonisti A, B e C:
A può essere giovane, o non
ancora nato, quando B è adulto e C vecchio;
B però può essere più giovane
di A quando questi sposa la figlia di C e poi lo uccide (a meno che non siano
coetanei e lo uccida perché è il fratello o un aspirante alla donna che sarà, o
è già, sua sposa);
C è più giovane di A quando
questi sposa la figlia di B e poi lo uccide.
Paride è giovane alle nozze
di Peleo e Teti, quando incontra Elena, cha ha già avuto una figlia, Ermione,
ora di 9 anni, da Menelao, che poco dopo muoverà guerra a Troia avendo come
guerriero più forte del suo esercito Achille, che secondo il mio calendario non
dovrebbe essere ancora nato ecc.
Ma quella della guerra di
Troia è un’altra storia, che deriva da questa, ma ha una sua autonomia, e
quindi una diversa temporalità.
Poi tutto finisce nel mito, e
il tempo perde pertinenza, svanisce.
A farci caso sono solo i
pignoli e i filologi, tutti miscredenti.
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