a)
Pensavo poco fa, leggendo un
libro che mi sono finalmente deciso a leggere dopo oltre 30’anni che l’ho
comprato, che a volte ci si tiene lontani da certi libri come se si avvertisse
l’oscuro presentimento, che sfiora una ancor più oscura certezza, che ci
faranno del male, un male che non siamo in grado di sopportare... che ci
distruggeranno.
Per anni ogni tanto li si
prende in mano, li si maneggia con circospezione, li si sfoglia senza leggerli
e li si mette velocemente al loro posto su uno scaffale ben visibile, ad
altezza d’occhi, da dove ti fanno segno, ti chiamano, ti rimproverano e
emettono giudizi silenziosi, inappellabili, che non vuoi sentire. Poi un
giorno, non si sa perché, si comincia a sfogliarli, a leggiucchiare le prime
righe, e si continua senza resistenze, né rimpianti, fino alla fine. E le
parole sono perfette, esattamente quelle di cui avevamo bisogno per sentirci
più forti e continuare a vivere.
Altri invece resteranno
intoccati per sempre. Con solo un piccolo rammarico. Per noi stessi, non per
loro. La loro funzione è assolta anche così, come creatori, e custodi, del
rammarico.
b)
Ma nello stesso momento la
grandezza che custodivano e ce ne aveva tenuti a distanza, viene sminuita, se
non negata, dal nostro contatto. Dal fatto che, in qualche modo, ci serve.
Eppure proprio questo loro mettersi al nostro servizio, o meglio: questo non
rifiutarsi a una posizione servile, questo non sottrarsi all’abbassamento, è un
segno ulteriore, e forse il sigillo, della loro grandezza.
Nessun commento:
Posta un commento