Guardando
il quadro di C.D. Friedrich Veduta dalla finestra destra dello studio
dell'artista, mi è venuto da pensare che io avrei intitolato, piuttosto,
veduta "della" finestra (e del muro) dello studio. È la finestra
l’oggetto principale del quadro, infatti, per me, non il paesaggio su cui essa
apre. Finestra che sta, ovviamente, per il quadro stesso, per la delimitazione
dello spazio su cui entrambi permettono di gettare uno sguardo, cioè una
veduta, organizzandolo attraverso il loro perimetro (come sanno tutti i pittori
di tutti i tempi, e come ha mostrato il didattico Magritte, con il suo La
condizione umana). Siamo nello studio dell’artista, un soggetto nel quale
di solito viene rappresentato l’artista mentre lavora e il quadro che sta
dipingendo, oltre a volte l'oggetto che sta dipingendo (per esempio la Madonna
se si tratta di un San Luca), a volte con tutto l'ambiente e astanti vari. Qui
il soggetto non sono né lo studio né l’artista al lavoro, bensì un muro (che a
sua volta ha a che fare con la tela vuota), la finestra, i riquadri dei vetri
chiusi e aperti, uno in senso perpendicolare allo sguardo, l’altro in modo da
mettere l'accento sull’angolo prospettico che peraltro è denotato anche dalla
liscia strombatura in cui la finestra è inserita. Lo studio è il luogo dei
quadri, e questo quadro è un quadro di riquadri. È una veduta sul vedere, più
che su ciò che è visto, che è quasi nullo, dove la finestra è aperta, e nullo
attraverso i vetri più alti (anche se questo può aprire a diverse
considerazioni sul vuoto, il finito e l’infinito ecc., che oggi non sono
proprio in vena di fare): cielo, alberi case e colline, una barca sul fiume, e
l’alberatura di una barca dalle vele abbassate che inserisce con i suoi cordami
delle diagonali in uno spazio per il resto suddiviso da linee ortogonali, a
parte la dolce curva della svasatura della finestra che apporta un’ulteriore
sfumatura, più luminosa, al concerto della complessiva monocromia. L’artista è
assente, c’è solo il risultato del suo sguardo che ha scelto quella porzione di
spazio del suo studio, l’angolo che da quello vede, magari mentre sta
dipingendo una tela che qui non compare, e gli oggetti, o parte di essi, che
intende rappresentare. Mentre nella corrispettiva tela che raffigura la
finestra di sinistra, dove l’angolazione della visuale è più accentuata, c’è
solo un accenno a un quadretto appeso alla parete, in questo ce ne sono due, a
sinistra, tutti mostrati in una minima porzione, sotto i quali è appesa, ben
visibile una forbice, mentre sul muro destro del corrispettivo con la finestra
sinistra è appesa una chiave. Una chiave e una forbice. Un invito a aprire,
una; l’allusione all’operazione di tagliare, l’altra. Anch’io taglio qui.
Nessun commento:
Posta un commento