Ieri a scuola c’è stato il rituale pomeriggio di colloqui con i genitori. Ne ho visti una trentina, forse meno, con varie pause, durante le quali ho letto. Alla fine non ero stanco. Stavo bene. Tornando a casa in macchina ho visto di sfuggita un annuncio funebre dove ho letto Luigi ...ioli, anni 5.... E subito ho pensato: Sono morto. Vado a casa e sono morto.
E ho continuato, mentre guidavo per la campagna: Vado a casa e sono morto. La macchina avanza, i prati mi scorrono accanto, la cassetta gira, la musica continua, e io sono morto. Un signore che fa jogging, che di solito mi guarda, non si accorge che gli passo accanto. Sono morto e non lo so e continuo a guidare la macchina.
Potrei scrivere un racconto, penso. Lo farei, se fossi vivo. Ma non lo sono più. Guardo da morto i campi, e mi piacciono. Il cielo è azzurro. Gli alberi precocemente fioriti. Arrivo a casa, per caso c'è un parcheggio libero e metto la macchina lì. Apro il cancello e il vicino non mi saluta. Per forza: sono morto. Ma come mai non mi sono accorto di morire? E quando è successo? Perché faccio tutto come se fossi vivo e mi sento in tutto e per tutto vivo? E sto pure bene! Entro in casa, saluto mia moglie, che però non risponde. Sento il rumore di un rubinetto in bagno. Vado in studio. Mi accendo una sigaretta. E’ buona. Guardo il soffitto, i libri. Sento mia moglie che esce dal bagno, passa per il corridoio e va in cucina. Non accendo il computer. Fumo. Poi sento la porta dello studio che si apre, vedo mia moglie che si affaccia. Entra e mi saluta. Mi saluta e sorride!
Allora sono vivo!
Sono morto e sono vivo.
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