28/05/23

Arrivi e partenze

 


Mentre l’involucro esterno, dice con malcelato orgoglio mentre io lo guardo con malcelata ironia (o tenerezza, ancora non so distinguere), sembra trascurato tanto da non tradire gli anni, se non per minimi dettagli rintracciabili unicamente dai pochissimi che hanno la pazienza, o il malanimo, di scrutarmi a fondo, gli apparati interni, tutti, dal primo all’ultimo, dal più nascosto invisibile bastardo ai capibanda più chiassosi e arroganti, sono impegnatissimi a tracciare strategie imbastendo alleanze provvisorie per saggiare metodi e obiettivi e cospirando per sferrare attacchi che finora si sono limitati a punzecchiare con piccoli fastidi trascurabili, e raramente con effetti di qualche peso, ma passeggeri, quasi solo per segnalare la loro esistenza,  come allenamento  in vista degli assalti ben più maligni che non tarderanno ad assestarmi in massa quando meno me li aspetto, feroci, imparabili, irrimediabili e definitivi. Ma io non sono stupido, e li aspetto, pur sapendo che aspettarli non servirà a niente, perché saranno sempre e comunque una sorpresa.

È una sorpresa arrivare nel mondo, dice sorridendo, e una sorpresa lasciarlo. La stessa meraviglia. Uguale e diversa. Inutile e gloriosa. Fine a se stessa. Come l’arte. Che forse proprio lì ha origine. E sempre lì finisce.


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