A Magenta scende solo gente brutta. L'unico con un bel fisico, alto snello e forte, ha il viso devastato da ulcere e croste, dalla fronte al collo, evidentissime anche da lontano nonostante la pelle molto scura. Indiano, cingalese...
Quelli che sbucano dal sottopassaggio, come il vecchio seduto, o piuttosto accasciato, sulla panchina accanto alla sala del capostazione, hanno il corpo sfasciato, non meno dei loro volti e delle relative espressioni. Gli occhi del vecchio sono vuoti, ma non vacui: pieni di un terrore sordo, anzi; di un panico ignoto. Pieni di tutto ciò che li ha disertati e della sua stessa diserzione, di cui non è sopravvissuta neppure la memoria.
Appena lasciata la stazione, è uscito il sole e sono cominciate le marcite, verdissime.
In una saltella contento, con l'alterigia del signore e padrone per diritto divino, un airone bianco. Un ectoplasma di pura luce, in tutto quel verde. Poi ne vedrò altri, qua e là, ma sempre e solo uno per riquadro di marcita. Anche cinerini, o garzette.
A destra, oltre gli alberi e la velocità, non so se la sagoma sfumata del Rosa o nubi in dissolvimento, puri riflessi.
Una volta, proprio da queste parti, in un prato accanto all'autostrada, ho visto delle gru impegnate in strane movenze, a metà tra un balletto e gli spasmi da avvelenamento. Ho accostato e sono rimasto parecchi minuti a osservare quella loro danza goffa, asmatica, fatta di saltelli, interruzioni, riprese e esitazioni sincopate, senza costrutto, affannata anche quando, per pochi attimi, aprivano le ali in tutta la loro maestà e le sbattevano con energia senza peraltro levarsi da terra, emettendo versi strazianti, che però potevano essere anche di gioia, di seducente richiamo, come annunci di orgasmi strozzati, gutturali: eppure incantevole, ipnotica. Era la prima volta che le vedevo dal vivo, così vicine. Enormi, mi è sembrato. Più grandi di me. Ridicole e commoventi. Belle. Belle per il semplice fatto che c'erano. Che erano lì, erano loro e erano così.
Bellissime e struggenti anche senza vederle, le tue gru.
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