Nell’Adorazione dei
pastori di Pietro da Cortona, c'è una Madonna stupenda, con il collo e la testa
leggermente inclinati nell’angolo millimetricamente esatto per manifestare la
cura amorevole, e insieme l’ansia e la tristezza che tradiscono il suo sguardo
pensieroso e dolcissimo; cura che rafforza il gesto del braccio sinistro, con
la mano che sembra pronta a proteggere il remoto, ma sempre possibile
scivolamento del Bambin Gesù dal pagliericcio leggermente inclinato su cui è
adagiato. Un gesto delicato e rispettoso, avvolgente, carezzevole, pur senza
toccare direttamente il corpicino luminoso su cui si chinano i pastori, uno dei
quali alle spalle di Maria, sta conversando con un vecchio, quasi decrepito San
Giuseppe. E’ proprio questa minima distanza, l’astensione dal contatto pur
nella massima prossimità fisica e affettiva, a conferirle dolcezza, quella sua
infinita tenerezza.
Mi fa pensare alla distanza che tengono le persone veramente premurose,
raramente le mamme che l'amore spinge spesso ad eccedere, quando sono in
apprensione per qualcuno ma non vogliono darlo a vedere, e allora lasciano che
sia lui ad avvertire la loro presenza dovesse mai aver bisogno di qualcosa,
mentre loro restano ai margini estremi della sua percezione, appena dentro, o
appena fuori (meglio), che basta un piccolo spostamento degli occhi per
vederle, semmai, mentre loro si prendono velatamente cura, cosa difficilissima
se si vuole evitare di essere untuosi, e a volte si struggono, invisibili,
fuori fuoco.
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