I
ragni mi ricordano qualcuno, anche se al momento non mi viene in mente chi. Poi
ci penso. Filano ragnatele su ragnatele, come quelle sulla passerella sull'Adda,
dove restano catturati moscerini a centinaia, ma poi non si vedono in giro. Se
li mangiano davvero, prima o poi? Tutti? Sono abbastanza appetibili per loro, o
i veri obiettivi della ragnatela erano altri e i moscerini ci sono finiti
dentro solo perché erano lì, a gironzolare nei paraggi? È uno spreco! La
catena alimentare non brilla per razionalità. La gestione risorse è
deficitaria. Gli abbasso immediatamente il rating.
Secondo
me i ragni non se li filano troppo i moscerini. Anzi, li disturba che tutti
questi intrusi gli rovinino il lavoro. Così se ne vanno a tesserne una nuova un
po' più in là. Dove resteranno impigliate nuove orde di quei minuscoli e
delicati insetti dalle ali bianche trasparenti e dalla lunga coda sottile che
mi incoronano per centocinquanta metri ogni volta che attraverso la passerella.
Mi fanno festa, come se avvertissero una parentela nemmeno troppo lontana. Io
ovviamente apprezzo.
Forse
è per questo che mi interesso alla loro sorte. Alcuni li ho visti stamattina
che agitavano ancora le ali su una bava che ondeggiava elastica, e il ragno
magari era già emigrato in Mongolia (per dire...). O magari già morto. Anche da
morti fanno danni. Se ne fregano degli effetti delle loro azioni. Gli artisti
mica sono responsabili delle opere, una volta terminate. Una ragnatela, o due o
tre, per ogni sbarra dei ponti e ponticelli che trovo sul mio cammino; distese
di ragnatele come baraccopoli disastrate, paesi del Far West abbandonati (e...
e...: insomma, ci siamo capiti), e di ragni nemmeno l'ombra. Moscerini, a
bizzeffe invece. Morti o morenti. Dire che ci soffro, sarebbe eccessivo: i miei
neuroni specchio non arrivano a tanto. E però...
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