30/09/15

-topia



Se un discorso, un romanzo, un film o una qualsiasi opera di qualsiasi arte, videogiochi inclusi, prefigurano un mondo futuro, o alternativo, o qualche loro aspetto, come peggiori dei corrispettivi attuali o passati, non se ne parla mai come di previsioni ragionevoli o verosimili, come quasi sempre è, bensì di distopia. Con elogi e riprovazioni, a seconda. Come se chi disegna questi scenari, rincarando la dose del martellamento quotidiano di notiziari e giornali, lo facesse solo per spaventare o per qualche oscuro scopo tra cui primeggia quello peraltro luminosissimo di fare soldi , di minaccia, scoraggiamento, manipolazione e, di conseguenza, di asservimento. Ovvero, nella versione progressista, di monito sulla direzione che stanno imboccando le cose, già piuttosto in là nel percorso anzi, e presto irreversibile se non si prende coscienza della situazione e non si agisce di conseguenza, presto e bene!
Mentre invece il più della volte si tratta del solito meccanismo blandamente catartico (la paura in territorio protetto, con l'airbag) e consolatorio, come se la rappresentazione scongiurasse la realizzazione, e la presa di coscienza dispensasse dall’azione.
Più la distopia è cupa, maggiore è la soddisfazione, il sollievo.
Ciò che dovrebbe fare davvero paura, invece, non è la distopia, ma l’utopia. Che difatti è stata tanto negata, e smantellata, ridotta in polvere dichiarata subito sottile, pericolosissima, da essere stata cancellata anche come semplice parola. Rimossa dal lessico in uso. Dai vocabolari è più difficile, per ora.
Ciò che a me fa davvero paura, invece, è la sua totale assenza. La sua sparizione da ogni orizzonte. (La sparizione di ogni orizzonte.) Ciò che resta, oggi, è il suo caput mortuum, il terrore come programma: il programma, facilmente realizzabile, del terrore. Reale. E anche immaginario. E l’accettazione, sia che si accetti di subirlo sia che si voglia reagire estirpandolo, della sua logica e della sua topica. Né dis- né u-. Il vero luogo del presente.

 Ad Reinhardt nel suo studio

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