Poco fa, passando davanti alle scuole elementari che
ho frequentato anch’io, intravedendo dietro la fitta rete verde che scherma la
cancellata i bambini che giocavano nel cortile, mi è venuto da pensare che sui
miei giochi in quel cortile, e sulle elementari in genere, non mi viene in
mente mai niente, eccetto, ora, quella volta che ho fatto uno sgambetto al
povero Oscar, morto a quarant'anni, uno dei tantissimi della mia classe, e
tanti giovani giovani, in un normale incidente di gioco, forse un po’ più
maligno del solito, non saprei, che poi è arrivata il giorno dopo sua mamma e
ha messo in piedi un cancan che non ti dico e io me le sono prese, non tante ma
un po’, giusto per riequilibrare lo stato del mondo, e a parte questo del
cortile nient’altro, ma gli alberi carichi di cachi buonissimi nel prato dietro
la scuola, quelli sì, l’orto del bidello e la portineria che faceva anche da
cucina alla sua famiglia, il magnifico presepe che lui montava ogni dicembre,
mentre quanto alla vita in classe mi viene in mente solo quella volta che il
maestro si era assentato per uno di quegli attimi che in passato a scuola
duravano mezz'ora e nessuno diceva niente e tutti abbiamo fatto baldoria e a un
certo punto io mi sono messo a cantare a voce spiegata così bene, pensavo
nonostante fossi stonato, come sono tuttora, che tutti stavano ad ascoltarmi
incantati e invece era solo che il maestro era tornato e si era piantato a
braccia conserte davanti a me indeciso se arrabbiarsi o ridere, optando subito
per la prima ipotesi però, perché il dovere è il dovere e l’autorità idem, e
nient'altro poi, ma magari in futuro, chissà, mi verrà in mente ancora
qualcos’altro, minutaglie, come quello di cui sono fatte tutte le vite, o
almeno la mia, come questo che per associazione mi torna in mente ora, che non
stavo mai fermo, e mi voltavo e agitavo e parlavo e disturbavo i miei compagni
soprattutto durante le prove in classe perché avevo l’aggravante di finire
sempre un bel po’ prima degli altri e allora non sapevo mai cosa fare, e
insomma il maestro certe volte proprio non mi sopportava, e allora, invece di
punirmi, perché in fondo (ma in fondo) era un brav’uomo, siccome era il
direttore della scuola mi dava un pacco di circolari e mi spediva in giro per
le altre classi a farle leggere e firmare da tutti gli insegnanti (7 donne e 3
uomini), raccomandandosi che loro prendessero visione di ogni comunicazione da
cima a fondo e io facessi il bravo e non combinassi guai, e io il bravo per un
po’ mi sforzavo davvero di farlo, ma poi, piuttosto presto che tardi, specie
dove c’era qualche bambina che mi piaceva o bambini che giocavano al pallone
all’oratorio con me, inevitabilmente finivo per fare il cretino per farli
ridere, un vizio che mi è rimasto e che non riesco a sradicare, nemmeno quando
vedo, e succede sempre più spesso, che di far ridere non sono capace, mentre la
figura del cretino mi riesce sempre benissimo.
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