08/10/19

Corrotta alla sorgente (appunti per niente, 12)



“Quella di Griaule, – scrive Emanuele Trevi in Il viaggio iniziatico (p. 23, Laterza, 2013,) – è la figura di un “uomo moderno, di un “bianco”, ancora in grado di accostarsi a una sorgente incorrotta, a uno strato ancestrale di conoscenza del mondo”.


Cosa vuol dire “sorgente incorrotta”? (Mi rifiuto di pensare che sia una formula usata così, evocativamente, per comodo: non da uno scrittore bravo e colto come Trevi. E aggiungo che qui non è tanto lui a interessarmi quanto l’uso che di queste espressioni ancora si fa.) Quanta strada ha dovuto fare per essere attinta da Griaule? Quante trasformazioni ha subito prima di arrivare a lui? O così è nata e così è sempre rimasta, fuori dal tempo, dallo spazio, dai cambiamenti che anche la cultura dogon ha vissuto, dai misfatti che ha dovuto subire, e magari perpetrato, e non solo da parte degli europei, ma prima e più ancora dai vicini? Basta che non ci sia stato un previo contatto con i “bianchi” perché ci sia la garanzia di non aver subito influssi e modificazioni? Chi ci dice che la “corruzione” non fosse, o non sia sempre, già alla “sorgente”, ammesso che si possa determinare quale è? Ma scoprirla, determinarla, già non la intaccherebbe in qualche modo e misura?
E ancora: quanto indietro deve spingersi uno “strato” di “conoscenza del mondo” per essere “ancestrale”? e il fatto di essere questa conoscenza ancestrale, radicata qua e là nel passato, storico e soprattutto mitico, cosa ci dice o garantisce di peculiare e significativo? Non sarebbe comunque qualcosa più su noi stessi che sul suo presunto, indeterminato e indeterminabile tempo, tempo fuori dal tempo o prima del tempo? E sarebbe importante perché ancestrale e incontaminato o per tutt’altro? Perché ci parla? Perché ci parla da un altrove che, dal momento che ci mettiamo in ascolto, per quanto alla fonte vogliamo e sia giusto cercare di risalire, è ora e qui?

“Un uomo si avvia verso il sapere come se andasse in guerra”, dice Castaneda in Gli insegnamenti di don Juan, Rizzoli, citato proprio da Trevi (p. 31).
In guerra uno muove sempre se ha già fatto dei passi. In genere parecchi.

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Ps. Tra l’altro sembra che Griaule abbia travisato varie cose, o che non gliele abbiano raccontate tutte giuste ecc… Il che non toglie che il libro a mio parere sia bellissimo.


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