05/10/19

Una rilettura 40’anni dopo (appunti per niente 11)




Rileggendo dopo 40’anni Morte della tragedia, mi sorprende (e un po’ mi deprime) notare come le sottolineature e i segni a margine siano gli stessi che farei ora. Sono cambiato così poco?, mi chiedo mentre mi compiaccio di avere individuato già allora i passaggi, le formule e le idee più importanti del libro. (Più importanti per me.)
Ma il libro è lo stesso!, si potrebbe obiettare. No, dopo le migliaia che ho letto successivamente (e gli anni passati, e le cose vissute, le vicende personali e no, ecc.). Potrei illudermi di vedere ora, negli stessi passaggi segnati, qualcosa di più e di diverso, ma non ricordo niente di ciò che posso aver pensato allora. Ci sono solo quei segni. Il fatto che ho usato pochissime volte la matita per farne dei nuovi. Certo, qualcosa è passato nel mio sangue, nella mia testa, ma cosa non saprei specificarlo.
Rileggo come se leggessi per la prima volta, ma sapendo che non è così, e sapendo anche che ogni lettura, in un certo senso, è già una rilettura. E che ogni rilettura è una nuova prima volta. Quella di adesso.

Nessun commento:

Posta un commento