Di un autore famoso alcuni preferiscono il libro A; altri B, mentre C è amato dai patiti di Kafka (che però preferiva B). Io prediligo, ma è una predilezione tardiva perché l’ho letto molti anni dopo i primi tre, e dopo molti altri libri di racconti e poesia, D. In genere, se l’autore è buono e il lettore appassionato quanto un po’ smemorato, si preferiscono gli ultimi libri letti; dei cattivi si preferisce in genere il primo, quando era una scoperta, cosa che ha conferito freschezza e novità che si tendono vagamente a conservare anche quando tutto svanisce nelle nebbie della lontananza, e niente più si ricorda se non l’emozione del primo incontro, idealizzato, come un primo amore, ciò che difatti è. In letteratura, per fortuna, i primi amori sono tanti. Anche da vecchi decrepiti può capitare, senza per questo cadere nel ridicolo. E’ una cosa onorevole, anzi. Tanto che quando capita, uno si inorgoglisce. Pensa te!, si dice da solo. E sorride. E’ una buona indulgenza. Non una debolezza. La testa fa la cresta. Contenta. Bene!
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