E mi ricordo anche quel giorno che mi è venuta l’idea
di un racconto intitolato “Il premiatore” (e mentre ricordo questo, mi viene
anche in mente quella sera che ero in macchina con Antonio Moresco e gli parlavo
del racconto “Il primo Congresso del Sindacato dei Profeti Viventi”, che poi
avrebbe dato il titolo al mio ultimo libro di racconti, uscito per Effigie nel
lontanissimo 2008 ma terminato già 3 o 4 anni prima, che avevo iniziato a
scrivere proprio in quei giorni dopo che gli avevo inutilmente ronzato intorno
per settimane, quando all’improvviso, come capita spesso, mi era venuta in
mente la prima frase, che già conteneva il tono e tutto il resto, anche se ancora
non sapevo cos’era quel resto, e gli dicevo quanto fossi contento di questa
frase, che tuttora reputo uno degli incipit migliori non solo dei miei
racconti, che pure ne hanno tanti – almeno quello – ma di tutta la letteratura
mondiale di tutti i tempi, incipit che sarebbe questo: “I profeti arrivano alla
spicciolata.”, e lui è scoppiato a ridere e insieme abbiamo riso per qualche
chilometro, ricamandoci un po’ sopra, poi basta, abbiamo riso di altro…). E
insomma tutto è nato il giorno della cerimonia informale di fine anno nella
palestra della scuola. Con i proventi della vendita di un centinaio di libretti
fatti e cuciti a mano da me e i miei studenti, in seguito a piccolo un corso di
scrittura che avevo curato a scuola, avevo deciso di istituire una "borsa
di libri" non per gli studenti migliori, ma per quelli che, indicati dagli
insegnanti e secondo il registro della biblioteca scolastica, leggevano di più
(di fatto i davvero migliori, per me). Che poi per puro caso, quando sono
andato a Bergamo, da Seghezzi, a compare i libri, lui aveva delle borse in
tela, che non si chiamavano ancora shopper, che gli aveva lasciato il
rappresentante della Mondadori e me ne ha date abbastanza per tutti i premiati,
così l’idea delle borse all’improvviso, senza che lo avessi preventivato,
diventava fisica, e erano anche belle, solide, a parte il logo Mondadori, che
va be’… però tante grazie! E così durante la cerimonia le borse piene di libri erano
appoggiate su un tavolino e io me ne stavo lì, incapace di star fermo, in
attesa del mio turno, mentre il rappresentante di una banca locale distribuiva
degli assegni ai ragazzi, ma per la maggioranza ragazze, più scolasticamente
meritevoli, che poi, quando il preside ha parlato della mia iniziativa e mi ha
invitato a farmi avanti con la prima borsa, quando si è avvicinata la prima
studentessa da premiare quel tipo mi ha strappato di mano la borsa e l'ha
consegnata lui ai ragazzi, e così tutti le altre. Era così felice di farlo che
non ho detto niente e mi sono limitato a fargli fa velina e a passargli le
borse. Poi se ne è andato raggiante.
Una figura come questa merita un racconto, mi sono detto. E così ho fatto.
Una figura come questa merita un racconto, mi sono detto. E così ho fatto.
Nessun commento:
Posta un commento