Pensavo,
rileggendo Macbeth (ma rileggendo
davvero, perché rileggere un classico ogni tanto, o ogni poco, fa solo bene:
tanto più che così hai la scusa per non leggere una schifezza appena uscita),
pensavo, dicevo, che in molte storie, come appunto in quella di Macbeth, sono
le donne, come anche nella realtà, ad avere le palle. Ad averne due paia, anzi:
uno per sé, per affrontare le loro necessità, che non sono sempre rosee, e l’altro
per i loro, chiamiamoli così, compagni. I quali, per dimostrare di non esserne
privi, al di là di quelle racchiuse nei sacchettini sotto l’inguine, che non
contano, facendo per filo e per segno tutto ciò di cui le donne li dichiarano
incapaci portano a compimento i loro desideri ed eseguono i loro ordini anche
quando non dati espressamente (andando pure oltre, in questi casi, perché il
ricatto, e lo spregio implicito, sono ancora più cogenti del comando esplicito,
come ogni figlio di madre vampira sa: per non dire ogni figlio, e fidanzato, e
marito, e basta, senza ulteriori specificazioni): si fanno loro strumenti esercitando
i poteri che la forza fisica e la posizione economica e sociale concedono loro,
ma confermando proprio così di non averle, di esserne irrimediabilmente sprovvisti.
Il fatto poi che siano loro i primi, e spesso gli unici, a subire le
conseguenze dei misfatti, o solo degli errori, a cui il loro comportamento
idiota li ha condotti, suggella con la fine di quella potenza, anche sociale,
che avevano creduto di piegare ai propri fini, e insomma con la morte, l’impotenza
fondamentale che avevano inteso negare.
Peccato
che a volte il moralismo, le convenzioni inveterate, il desiderio di compiacere
(cioè l’essere senza palle) induca chi quelle storie le racconta a far subire
conseguenze analoghe anche alle signore istigatrici, come appunto Lady Macbeth,
che immagina, e di fatto vede riversato su di sé il sangue da lei fatto
versare, senza poterlo lavare via, dato che era immaginario, quando invece, a
rigore, in quello stesso sangue, ma reale, avrebbe dovuto fare dei bei bagni
rigeneranti.
A meno
che il Bardo, a nome di tutti gli uomini, inclusi quelli che mai si sarebbero
sognati di chiederglielo, come il sottoscritto (uomo di specchiata mitezza),
non si sia preso una vendetta simbolica con lei, facendola pagare per tutte
quelle che nella realtà l’hanno fatta franca.
La
tragedia ha le sue leggi, peraltro. Il mondo va da una parte, le storie dall’altra.
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