Continuazione di Tempo variabile
La coerenza viene dopo, quando, a bocce ferme, si postula la possibilità, e anzi il dovere, di infilare in una sequenza lineare, univoca e possibilmente ben connessa e conseguente, gli eventi, di arrivare a stabilire una storia che vada dalla A alla Z, un inizio e una fine, entrambi certi, definiti, che si possano impacchettare e chiudere da qualche parte, per estrarli all’occorrenza o da sfogliare come un album di famiglia: la propria. Quando cioè il tempo stesso è già diventato lineare, o quando si vuole che diventi lineare e allora una storia che lo puntelli e lo mostri è indispensabile, se non è già essa stessa a contribuire a farlo diventare tale; lineare e quindi orientato verso un(a) fine, che proietta all’indietro, cioè presuppone, un inizio, una storia anche di ciò che storia non ha, perché sta(rebbe) al suo inizio. Una storia dell’origine. Del prima. Del fuori. Che diventa origine uscendo da se stessa con un balzo. A posteriori, quando il balzo è già stato fatto. Quando un B fa di essa un A. E possibilmente non solo un B, ma già un B e C e D… La storia impossibile di ciò che non ha nulla prima di sé, e quindi neanche un dopo. E che quindi non c’è.
La coerenza viene dopo, quando, a bocce ferme, si postula la possibilità, e anzi il dovere, di infilare in una sequenza lineare, univoca e possibilmente ben connessa e conseguente, gli eventi, di arrivare a stabilire una storia che vada dalla A alla Z, un inizio e una fine, entrambi certi, definiti, che si possano impacchettare e chiudere da qualche parte, per estrarli all’occorrenza o da sfogliare come un album di famiglia: la propria. Quando cioè il tempo stesso è già diventato lineare, o quando si vuole che diventi lineare e allora una storia che lo puntelli e lo mostri è indispensabile, se non è già essa stessa a contribuire a farlo diventare tale; lineare e quindi orientato verso un(a) fine, che proietta all’indietro, cioè presuppone, un inizio, una storia anche di ciò che storia non ha, perché sta(rebbe) al suo inizio. Una storia dell’origine. Del prima. Del fuori. Che diventa origine uscendo da se stessa con un balzo. A posteriori, quando il balzo è già stato fatto. Quando un B fa di essa un A. E possibilmente non solo un B, ma già un B e C e D… La storia impossibile di ciò che non ha nulla prima di sé, e quindi neanche un dopo. E che quindi non c’è.
Si parte dalla genealogia,
per risalire a un punto zero, in cui esso diventa uno, e da lì ripartire a
contare. Ma la genealogia può cominciare solo se c’è almeno una seconda
generazione, o, meglio, una terza una quarta. Quando si comincia a guardare
indietro perché già laggiù in fondo non si vede più, è tutto nebuloso, sparito
dimenticato. Perché allora (quando?), non c’era nessun bisogno di ricordare.
Era tutto già lì. Lì dove? Lì cosa? Chissà. Tracciamo un percorso, raccontiamo
una storia, scartiamo le scorie, diamo un nome e cominciamo da capo. Da qui.
Ricominciamo.
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