Splendido
“Busto di donna” del Lotto, del 1506, mai visto prima (per forza, è a Digione,
nel museo con i “primitivi” fiamminghi e borgognoni e tutto il resto, che
rimpiango sempre di non aver visitato l’unica volta che sono passato per
quella città, quando ero giovane e stupido e avevo fretta di arrivare a Parigi).
Lei è una che ho visto in giro, più volte, dalle mie parti (con il Lotto mi
càpita, ogni tanto); forse è stata addirittura mia allieva, da ragazza (ricordo
anche nome e cognome, se è lei: Nicoletta O.). Se la confronto con il “Ritratto
di donna” di Dürer, del 1497, da Francoforte, e con il “Ritratto di dama” di
Andrea Solario, che ho visto tante volte al Castello, pure bellissimo, anche
lei con tutto che l’ho vista in giro spesso, ma idealizzata qui, a cui è
accostata dal curatore, c’è tutta un’altra vita, paciosa, che fa sorridere
quasi, in quel volto tondo, dalle labbra piccole, un accenno di doppio mento,
da contadina, anche se non lo è, come dimostrano, non bastasse che si è fatta
fare un ritratto, l’abito, semplice ma non austero né tantomeno povero, e
quello sguardo un po’ tonto, non propriamente sveglio, ma a prima vista
rassicurante, buono, se non ci fosse poi un sospetto, in fondo, di determinazione,
capace di efferatezza persino, se toccata nel suo intimo, nella sua famiglia,
nei suoi beni.
1
Nella
grande e composita xilografia di Tiziano “Sommersione dell'esercito del faraone nel Mar Rosso”, alcuni
fogli sono praticamente astratti: linee ondulate (onde), tratteggi orizzontali
(nubi e, in basso, mare – solo con una casetta questo, e segni di rocce e
cespugli in basso a sinistra in quello delle onde, con in alto nel terzo foglio
da sinistra segni che alludono a un promontorio con costruzioni appena
accennate e forse un pontile). Mi ricordano tante cose.
2
Bellissima
fds in “Battaglia di cavalieri”, penna e inchiostro di Dürer.
3
è
davvero significativo che ormai molti, io per primo, estraggano solo dei
dettagli per le loro riflessioni e invenzioni, meglio se disposti in serie
(mani, libri, grafie, figure di schiena...) evitando accuratamente di
affrontare l’opera nel suo insieme, non solo per il timore di dire sciocchezze
non avendola studiata abbastanza o per non ripetere cose risapute, ma come se
non fosse più possibile scriverne dopo tutto ciò che ne è stato detto in
passato, a meno di fare un lavoro approfonditissimo di erudizione e filologia,
inclusi gli aspetti materiali, le letture spettrografiche e chimiche ecc., e
scrivere un volumone per ogni quadro. Che resterebbe poi da collegare al resto
dell’opera del suo autore e ai richiami, prestiti e variazioni
dall’iconografia dell’argomento ma anche di altre opere di altri autori per
questo e quel dettaglio. Altri volumi. Così il dilettante si assolve, e può lanciarsi
nelle sue fantasie, sparando cazzate a ruota libera, come faccio io.
4
Bernardo
Prevedari, “Interno di un tempio con figure” (riproduzione di un disegno di
Bramante, bulino, Milano, Civica raccolta stampe).
In
un oculo o apertura sopra un’abside, disegnata in prospettiva e quasi trompe-l'oeil, finta nella finzione, a cui corrisponde, sulla destra, un
rosone, proprio sopra (nel disegno, non nello spazio prospettico) un monumento
che termina con una colonna sul cui piedistallo c’è la scritta “BRAMANTU/S (o
g) FECIT/ IN MLO”, quasi vi fosse infilzata, c’è una grossa testa vista di
nuca, riccioluta, che guarda fuori, verso un cielo immaginario.
5
Bellissimo
manoscritto del 1518, di anonimo copista, del De pictura di L.B. Alberti
6
Piccolo
(una spanna) e meraviglioso “San Girolamo penitente”, con sul retro un
meteorite che squarcia le nubi, completamente astratto, se non ci fosse il
titolo a soccorrere. (La riproduzione non rende minimamente l'idea.)
Poi
un altrettanto piccolo, bellissimo “Paesaggio con la famiglia del fauno”, di
Altdorfer.
8
Però,
dai, per dedicare un acquerello di misure neanche piccole (si direbbe a
grandezza reale, o anche qualcosa in più), a un granchio, curatissimo in ogni
dettaglio, beh, bisogna essere grandi!
(Anche
Leonardo, nel 1503, cioè 8 anni dopo Dürer, ne ha fatto degli studi: ma
appunto! E comunque solo studi, non un lavoro autonomo.)
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