Tutti i pensieri che posso fare su di me, anche edificanti, o profondi (poiché non ci si nega niente), non sono nulla, se non per il fatto di esserci stati, di esserci. Non mi migliorano, per quanto possa credere che conoscersi un po’ di più possa essere utile, o addirittura buono. Non proiettano la loro ombra alle mie spalle, riscattando il già stato, né la loro luce davanti a me, orientandomi, nel futuro. Non servono a niente, se non nel momento il cui li ho e, docile, li seguo. Dopo averli avuti non mi sento meno imperfetto: semmai mi rendo conto di essere stato, e quindi di essere tuttora, ancora peggiore di quanto già non temessi. Ciononostante, quando arrivano, spalanco le porte e do loro il benvenuto.
Nessun commento:
Posta un commento