E’ un dato di fatto che prima o poi il mondo finirà. Se qualcosa c’è, ha avuto un inizio; se ha avuto un inizio, avrà una fine; eccetera. Poco importa se la fine sarà un nuovo inizio, o qualcosa di diverso: non è un problema del nostro mondo, e tantomeno mio. Ora ci sono degli imbecilli che assicurano che loro sanno quando il mondo finirà. Non sono i primi che dicono di saperlo, ma anche qui poco importa. Gli altri sono stati dimenticati o sono entrati a far parte della storia (di una delle tante: credenze, folklore, mentalità, cronaca varia... sempre dell’imbecillità insomma). Lo sanno di preciso; o all’incirca: sanno l’anno. E questa è una consolazione: c’è un termine, ma è vago. Da qui in poi, volendo, si può vivere i prossimi anni come se fossero gli ultimi, e, di più, ogni giorno dell’ultimo anno come se fosse l’ultimo giorno. Magari ne vien fuori qualcosa di buono. O quantomeno di decente (meglio non esagerare). Di solito gli imbecilli hanno torto, e anche questa è una consolazione (non per loro, che essendo imbecilli non se ne rendono conto), ma per la legge dei grandi numeri (e quella di Murphy, se quel tale si chiamava così: per una qualche legge insomma), prima o poi su qualcosa avranno ragione anche loro. Quando, sempre per la stessa legge, gli imbecilli si accorgono di sbagliare, non cambiano idea, dicono che c’è stato un errore. L’errore è irrilevante (il mondo continua), bisogna solo rifare i calcoli con maggior precisione. La certezza resta. La certezza è la forza degli imbecilli. Ammettiamo che la volta che gli capita di avere ragione sia questa: in fondo non sarebbe male. Di conseguenze negative non ce ne sarebbero. Dopo la fine che conseguenze vuoi che ci siano? E anche loro finalmente, per un attimo, sarebbero contenti e gli imbecilli sarebbero tutti gli altri. Come sempre del resto.
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