Non so, ogni volta che incoccio in
qualche verso del Furioso, leggendo o nel ricordo, indipendentemente da quello
che dice, mi scende nel sangue dolcezza e mi commuovo, gioisco.
Oggi è per questa quartina (grazie a Angela Borghesi):
«Orlando, fatto al corpo più vicino, / senza parlar stette
a mirarlo alquanto / pallido come colto al mattutino, / è da sera il ligustro o
il molle acanto»
Che dire? Niente.
E’ una specie di feromone ritmico e linguistico, per come sono io, mirato, infallibile.
Sono certo che tutti ne hanno uno. Il mio è l’Orlando furioso.
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