19/08/24

Sbudellamento ben temperato (appunto per niente. Incompleto. Su Smilevski, La sorella di Freud)

Se qualcuno, con bel gesto, si sbudella davanti a me e mi rovescia addosso tutto il suo dolore con grido ben temperato, emesso con la giusta modulazione, in stile adeguato, allora non è lo strazio che guardo, ma il gesto; non è dal dolore che mi sento chiamato in causa, ma dallo stile. E solo quelli giudico.

Si creano delle false aspettative, e poi si squarciano il petto se le vedono disattese. Scassano i timpani, lanciano altissime grida con qualcuno che esiste in quanto da loro presupposto, e che se esistesse nemmeno si sognerebbe di ciò che questo o quell’altro gli addebitano. Non sopporto gli urlatori; soprattutto gli urlatori metafisici.

Farò un’azione scorretta: parlerò male di un bel libro. A stroncare le schifezze non c’è gusto: le si raddoppia solo. Si aggiunge facilità a facilità. Il libro è La sorella di Freud, di Goce Smilevski (Guanda, 2011). La scorrettezza sarà doppia, perché ne parlerò per dire altro. Chi legge è avvisato. Se vuole un giudizio sul libro, eccolo: è bello, e vale la pena leggerlo ben oltre ciò che ne dirò.

Accenna alla relazione di Freud con la cognata Minna sulla quale è trapelato qualcosa con la scoperta (o pubblicazione) recente di alcuni archivi. (cfr. Michel Onfray)

Sono un po' stufo di questi libri che partono da fatti di cronaca o infarciscono la trama di personaggi storici e eventi, in parte documentati, altri inventati (penso, per es., al libro sulla sorella di Freud, che nel lager fa amicizia con quella di Kafka e a Vienna con quella di Klimt, e tutte e due finiscono in un manicomio diretto dal nipote di Goethe, dove si possono fare disquisizioni su un sacco di cose, bei riassunti di questo e quello magari ben cuciti sugli eventi narrati, e che danno poi occasione a pezzi di scrittura, qua e là notevoli, ma in mezzo a bei laghetti di noia).

O penso a quelli che lavorano di bulino lo strazio, cesellano con lo stile l'indicibile nel momento in cui lo dichiarano tale, esibendo la "profondità" delle viscere ancora sanguinolente, ma ricamate di tutto punto.

 


 

 


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