Nello
Sposalizio della Vergine (o Pala
Ginori) di Rosso Fiorentino, del 1523, in San Lorenzo a Firenze, ci sono due
figure di schiena.
La
prima, splendida, è una donna: indossa una veste dai colori cangianti e sfoggia
una elaborata capigliatura chiusa sulla nuca da un prezioso monile di perle. È inginocchiata appena sotto la scena principale, abbraccia
un bambino dai grandi occhi spalancati in una stretta molto tenera, che direi quasi
disperata, come direi smarrito in un presagio funesto lo sguardo del bambino, se
si trattasse di Elisabetta e del piccolo Giovanni Battista: però uno è troppo
cresciuto e l'altra troppo giovane, rispetto alla tradizione (a meno che Rosso
non se la sia giocata con sprezzatura, senza curarsi della lettera: la lettura
iconologica del dipinto presenta molti lati oscuri). Ma quello che mi colpisce,
associato alla postura completamente di spalle, è la pianta del piede in basso
a sinistra, un po' defilata ma visibilissima, non del tutto pulita come è facile
immaginare, ma appena appena, perché la donna non è del popolino e a Rosso
basta forse questo come provocazione, quasi un secolo prima dei piedacci
caravaggeschi.
L'altra
figura di schiena ha essa pure qualcosa di incongruo. Si tratta di un uomo, in
alto a sinistra, rivolto forse a parlare con alcune figure dai cappelli eleganti
e dallo sguardo intento, come se stessero ascoltando qualcosa di inverosimile,
ed è nudo. Completamente. Lui solo in un quadro affollato di gente vestita a
festa. A meno che quello che sembra un velo rosa che fa una curva sotto il suo braccio, non gli copra
il sesso. Non credo però, perché le natiche sono scoperte. Che bisogno ci sarebbe di coprire
qualcosa che non si vede, d'altronde? A meno che, appunto, il velo non serva ad altro, cioè a
coprire l'invisibile. (La
verità che, classicamente, è velata?) Forse, allora, con una sottile mise en abyme, è stato messo lì
solo per indicare che l'invisibile c'è, ma è coperto: che solo l'esistenza,
la visibilità, di ciò che lo copre, rende manifesta la sua, di esistenza. Esattamente
ciò che fanno molte figure di schiena.
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