(qui la prima puntata: Politica palmata 1 e qui la terza e ultima: Politica palmata -4-e-5-fine.)
2.
Secessione!
27 luglio 2013
Un gruppetto di estremiste autonominatesi “Separatiste
abduane”, forse agenti provocatori infiltrati, con un gesto clamoroso si è
installato sulla riva opposta, da dove lancia versi di scherno, ingiurie e
accuse di ogni genere contro l’assemblea generale, che al momento le ignora.
Quando poi questa, in massa – per ragioni climatiche o altro capriccio, ma probabilmente per dimostrare
il proprio diritto sovrano su questo tratto del fiume tra le due dighe e, se
appena lo volessero, anche oltre (oltre... verso le terre ignote che molte di
loro hanno esplorato e da cui, loro, sono tornate... tornate per restare) e,
già che c’è, anche la propria forza –, si sposta
armi e bagagli sulla riva sinistra, loro, come se fosse una decisione maturata
già in precedenza, si lasciano portare dalla corrente un po’ più a sud e quando
sono abbastanza al sicuro guadagnano la riva destra, o viceversa, riprendendo
la solita tiritera di lazzi e contumelie con vigore direttamente proporzionale
alla distanza interposta. O, secondo il loro dire, al percorso di crescita
tracciato. Dannunziane!
Nessuno sembra cercare lo scontro, ma secondo me non
dura.
La situazione
resta incandescente!
(L’asino
Natale sembra aver percepito la tensione nonostante abiti oltre un chilometro
più a monte e nel silenzio del mattino, scosso, lo proclama a chiare lettere:
“Così non può durare! Düra minga… düra nooooo!)
(Stay tuned.)
3. Gli eventi
precipitano! La secessione avanza, la soglia critica è vicinissima!
1 agosto 2013
Dopo quel terribile momento, per fortuna le acque
sembravano essersi calmate e io ho potuto riprendere le mie passeggiate senza
sentirmi minacciato. Il grosso dell’assemblea non mi degnava più di uno
sguardo, come se fosse dimenticato di me (le secessioniste non me l’hanno mai
concesso, invece: avevano ben altro a cui pensare… Più importante di me!
Figurarsi, quelle svaporate!) e la pace regnava sovrana, in primis nella mia
anima sensibile. Oggi invece ho percepito subito che qualcosa era cambiato: i
ranghi dell’assemblea presentavano vistose lacune e sul momento ho temuto che
il tornado dell’altro giorno avesse fatto una mezza strage, oltre ai disastri
ambientali e economici che tutti sanno (per fortuna subito riparati dai nostri
efficientissimi amministratori, che ne hanno anzi approfittato per ricostruire
tutto meglio di prima, più solido e più bello, quasi senza spese. – Ce ne
vorrebbero due o tre all’anno di catastrofi così!). Invece è bastata un po’ di
attenzione e tutto si è chiarito.
L’assemblea permanente ha perso altri aderenti, le fila
delle secessioniste si sono ingrossate, l’aria si è fatta più tesa, e la soglia
critica, il fatidico punto di non ritorno (the
point of no return!) sembra ormai
prossimo. E tutto per colpa di una agitprop, di una giovane incantatrice dalla
parlantina sciolta e pure belloccia, per chi apprezza il genere (e ce n’è, ce
n’è…) che si è installata su un tronco che sporgeva dall’acqua e da quel
pulpito si è messa a predicare, a minacciare cataclismi (guerre civili...
rivoluzioni!), calare sarcasmi taglienti come mannaie, alleggerire i toni con
deliziose barzellette (alcune un po’ troppo raffinate per quell’uditorio, ma
tant’è… l’incomprensione, in chi è già bendisposto, o servile, accresce
l’ammirazione; tanto più se a suscitarla è una guappa belloccia), a squarciare
nuovi orizzonti, prospettive luminose con voce forte ma calda, suadente, con
quelle scaglie roche che innescano immaginazioni torbide poi! Auuuuuhhh!!!
Le quattro o cinque secessioniste della prima ora, che
perlopiù se ne stavano tranquille accosto riva a quaquaraquare, si sono
avvicinate a prudente distanza, ma sufficiente per sentire forte e chiaro cosa
aveva da dire la mestatrice bonazza (epiteto usato dai tre maschi); poi,
slumato il movimento e annusata una possibile novità, pian piano, con un lungo
giro, come se passassero di lì per caso, si sono unite anche alcune delle
solite perdigiorno che ciondolavano in quei paraggi, e non se ne sonop più
andate.
Ovviamente il grosso dell’assemblea, tradita così
platealmente, ha subito accennato a reagire, ma per fortuna ha prevalso la
saggezza di alcune politiche di lungo corso che hanno suggerito di far finta di
niente, che tutto sarebbe evaporato da solo in men che non si dica. La vecchia
scuola attendista! La prima deca di Tito Livio! Resta da vedere per quanto
riusciranno a tenere a freno gli animi esagitati dei più giovani e battaglieri,
vogliosi di conquistarsi i gradi sul campo. (Di salire qualche gradino, che se
no questi vecchiazzi non li schiodi più! Sembrano eterni… Un patto col diavolo
hanno fatto! I più religiosi almeno… Il cornutaccio si scomoda solo per loro.)
Le ribelli non si sono fatte pregare e hanno risposto per
le rime. Alcune, provocazione mai vista prima!, si sono spiumate il petto
irridendo i parrucconi. Sgallettate!
Due o tre feticisti si sono precipitati a raccattare le
reliquie prima che la corrente le portasse via e le hanno riposte di soppiatto
in qualche loro tasca segreta (non prima di aver dato un’annusata estasiata,
come se niente fosse, nel gesto di accompagnare la messa in sicurezza del
tesoro. Qualcuna va dritta su ebay, ci scommetto! Così com'è... manco lavata!).
Io ho provato a scattare qualche foto, ma avevo solo il
cellulare, senza zoom. Chi mai poteva immaginare sviluppi così clamorosi? Ieri
sembrava che fosse tutto in via di composizione… Così dovrete accontentarvi di
immagini rubate al volo e non sempre accuratissime. Anche perché non volevo
farmi scoprire, dati i precedenti.
Dopo ogni scatto mi voltavo come a ammirare il paesaggio,
e è così che ho notato una terza novità (un’altra!). Quasi nascosta dalla
vegetazione della riva a nord del ponte, c’era una tizia di una certa età,
quella che una volta definivano venerabile (quando c'era ancora qualche ingenuo
che pensava che ci fosse qualcosa degno di venerazione), che si era discostata
da tutto e da tutti e se ne stava da sola, in splendido isolamento! Non
sembrava triste: orgogliosa piuttosto; o meglio: ricolma di grave dignità. Un
fulgido esempio di indipendenza che mi ha suscitato un empito di spontanea, fervidissima
simpatia, come mi capita con tutti i tapini e i negatori marginali; ma subito è
subentrata la ben più solida avversione per gli eroi solitari, i suscitatori
professionali di stati commotivi, i martiri, specie se si immolano in angoli
ameni e davanti a un pubblico pronto a dissuaderlo, e sotto gli obiettivi di
fotografi e cameraman, per i posteri e gli assenti. Obiettivi solo sognati, per
ora (a parte il mio, rudimentale).
C’è anche la possibilità che nessuno dia peso al gesto,
tuttavia, e che la vittima, visto che nessuno se la fila, torni indietro con un
voltafaccia spettacolare, che però dubito che avrà qualche effetto, se tarda
ancora un po’ a inscenarlo.
(E le sta bene, secondo me.)
una weltanschauuung, bravo luigi!
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